Il Fatto: Malagò puniva o premiava le federazioni col tesoretto del Coni

Nella distribuzione del tesoretto di 145 milioni l'anno avrebbe dovuto seguire un preciso algoritmo. Invece ha salvato la Federcalcio e arricchito federazioni minori

Malagò

Il Fatto Quotidiano scrive della ripartizione dei fondi del Coni effettuata da Malagò. Prima che il governo sottraesse la cassa all’organo e la affidasse alla nuova società statale Sport e Salute.

Un tesoretto di 145 milioni l’anno che Malagò avrebbe dovuto distribuire secondo un complesso algoritmo matematico. Una formula che comprendeva 33 parametri e oltre 300 indicatori ma che in realtà non è mai stato applicato, scrive il quotidiano. Alla fine decideva lui chi aiutare.

“C’era chi ci guadagnava, come il calcio, o altri presidenti a lui grati; e chi ci rimetteva”.

Il Fatto scrive di essere in possesso di una simulazione elaborata dai tecnici che seguono il dossier sui finanziamenti. Dichiara che, applicando davvero, in maniera pura, l’algoritmo, i risultati della divisione dei fondi sarebbe stata ben diversa dall’assegnazione del 2019.

“Il dato principale è il regalo alla FederCalcio, salvata dal fallimento. Avrebbe preso appena 13,9 milioni invece di 30. Malagò con una mano toglieva al pallone (fu lui ad approvare il taglio) con l’altra restituiva (in parte). Ci sono una ventina di Federazioni che hanno ricevuto più del dovuto, pochi spiccioli o somme importanti. Circa mezzo milione a ippica, ghiaccio, judo, baseball, hockey su prato, una grossa differenza per piccole federazioni. Qualcuno però è stato penalizzato, anche pesantemente. Mezzo milione in meno al nuoto, uno alla pallacanestro, uno e mezzo al tennis, quasi tre alla pallavolo, sport nazionali che fanno tanto sul territorio (si capisce perché i loro capi siano sul piede di guerra)”.

L’algoritmo veniva applicato parzialmente. Le cifre aggiustate in maniera discrezionale. Il tesoretto regalava un grande potere al presidente del Coni,

“che aveva facoltà di spostare i numeri, aiutare una Federazione piuttosto che l’altra, specie quelle con i bilanci più pericolanti (da qui l’accusa di conflitto di interessi). Mostra anche, però, che senza questo intervento il sistema non avrebbe funzionato, non solo per la Figc. Impensabile togliere tutti quei soldi al pallone, principale industria sportiva del Paese. Non sarebbe la sola stortura, visto che con l’applicazione pura verrebbero premiate eccessivamente discipline come bocce, danza o pesca, favorite dall’alto numero di tesserati (che però spesso sono più amatori che veri sportivi)”.

Adesso toccherà a Sport e Salute operare dove prima operava il Coni. Ma non sembra possibile che la società distribuisca i soldi in maniera matematica e che le Federazioni penalizzate vedano restituirsi ciò che era loro diritto.

“bisognerebbe riportare fuori dal conto la Figc, un passo indietro. Mentre non c’è la volontà di penalizzare ulteriormente il pallone, i contributi derivano dal suo gettito fiscale”.

Occorrerà capire come procedere. Ci sono allo studio diversi modelli.

“un’idea è individuare una quota a parte per le iniziative su scuola e sociale, o per le specialità olimpiche. Infine l’ipotesi più conservativa: congelare la distribuzione attuale (o almeno una sua parte), eliminando però il tesoretto discrezionale di Malagò. Per alcuni già questa sarebbe una vittoria”.

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