Altro che Behrami, il Napoli dipende dall’intesa tra De Laurentiis e Benitez

L’inizio è secco: non mi straccio le vesti per Valon Behrami. Va ringraziato, per carità. Ha giocato una grande stagione, la prima, con Mazzarri. Ha vissuto non poche difficoltà con Benitez e ha chiesto di andare via. Succede. Ha sempre detto, manifestando onestà intellettuale, di essere un professionista e che non avrebbe concluso a Napoli […]

Benitez è la scelta di De Laurentiis

L’inizio è secco: non mi straccio le vesti per Valon Behrami. Va ringraziato, per carità. Ha giocato una grande stagione, la prima, con Mazzarri. Ha vissuto non poche difficoltà con Benitez e ha chiesto di andare via. Succede. Ha sempre detto, manifestando onestà intellettuale, di essere un professionista e che non avrebbe concluso a Napoli la sua carriera. I migliori in bocca al lupo per il suo futuro.

Behrami non era adatto a questo Napoli. Nel gioco di Benitez una figura come la sua non è contemplata. O sei Mascherano, che non sarà un piede finissimo ma recupera una quantità industriale di palloni ed è un baluardo davanti alla difesa, oppure devi saper giocare a calcio, avere piedi buoni ed essere in grado di coprire, recuperare e impostare. Questo è il calcio secondo Rafa. E francamente è quantomeno inutile dilungarsi in discussioni tattiche su come il Napoli dovrebbe giocare. Benitez gioca così. Altrimenti perdiamo tempo, come lo perdemmo nel reclamare la difesa a quattro con Mazzarri. 

Behrami ha assolto perfettamente al suo compito: rimpiazzare, in meglio, Gargano. Da oggi non c’è più. È un calciatore dell’Amburgo. La sua partenza non è una novità. Così come non lo sarà quella di Dzemaili. Lo saranno, questo sì, i due nuovi arrivi. È a centrocampo che si deciderà il Napoli del prossimo futuro. Per la prima volta dovremmo avere quattro giocatori di prima fascia. Perché non dimentichiamo che con Inler e Jorginho quest’anno abbiamo battuto Roma e Juventus. Insomma, così scarsi non siamo. Ma è chiaro che in mediana serve un salto di qualità. Due uomini, disse Benitez a Dimaro: uno più di contenimento (il Mascherano che non è stato) e uno più di inserimento. 

Ora il nome di cui tutti scrivono è Fellaini. Va detto, purtroppo per chi come me fa il giornalista, che l’unica notizia degna di nota di questo mercato del Napoli l’ha data un deejay. Tanti i nomi che per settimane abbiamo letto sui quotidiani e visto rimbalzare sui siti. Fellaini non c’era. Chissà, in tempi in cui un quotidiano come l’Unità chiude, più modestamente il caso Fellaini potrebbe indurre il giornalismo sportivo a interrogarsi sul proprio ruolo. Ma è davvero indispensabile riempire paginate e paginate con nomi che saranno buoni per la fantascienza? Davvero il tifoso non vuole leggere altro? Chessò, a me avrebbe fatto molto piacere leggere i test atletici dei calciatori a Dimaro; vorrei sapere chi è il più resistente, chi il più veloce. Di stare tre settimane appresso a Kramer contro Kramer, personalmente, frega zero.

Vabbè, perdonate la parentesi. Torniamo al Napoli. E quindi, obbligatoriamente, al nodo di questa stagione: il rapporto De Laurentiis-Benitez e il contratto in scadenza. Voi direte che siamo fissati. Il punto è tutto lì. È fin troppo semplice capirlo, anche in sede di mercato. Si potrà mai spendere tanto per allestire una squadra che l’anno prossimo cambierà allenatore? I due, per ora, non si espongono. Il presidente straparla, eppure mai una dichiarazione sul contratto di Benitez; il tecnico spagnolo si è limitato a frasi di rito che non lasciano ben sperare (“Lavoreremo al nostro meglio fino all’ultimo giorno”). C’è stata qualche frecciata a distanza su Mascherano, così come sullo scudetto (Rafa stavolta non si è sbilanciato). 

Chissà, forse è per questo che il Napoli Fellaini lo cerca sì, ma lo vorrebbe in prestito. In questa trattativa c’è tutto il peso del rapporto tra i due. Siamo seri, senza Benitez il Napoli non avrebbe mai pensato a Fellaini, a un giocatore del Manchester United. Un giocatore che ha deluso molto, per carità, ma che l’anno scorso è stato pagato 35 milioni di euro. È un calcio che ora “guardiamo” perché c’è Rafa. Altrimenti ci saremmo tenuti Behrami. Dovranno essere bravi loro due – presidente e allenatore – a dirimere le loro controversie e a lavorare per il bene del Napoli.

Una squadra, la nostra, che non è affatto debole. Ora è presto per parlare di scudetto. Manca un mese all’inizio del campionato e alla fine del mercato. Ma dimentichiamo troppo in fretta quanto il Napoli sia una squadra robusta, in grado lo scorso anno di battere la Juventus, due volte la Roma nonché di eliminarla dalla Coppa Italia, e di vincere anche la Coppa in quella maledetta sera. Di quel Napoli, fin qui, abbiamo perso solo Reina. Behrami, ricordiamolo, con l’avvento di Jorginho non è stato più titolare. E l’altro giorno abbiamo ufficialmente saputo che il Napoli ha detto no a un’offerta importante per Callejon. Forse sarà stato quell’Atletico Madrid che adesso è sulle tracce di Lavezzi. 

Migliorare una squadra forte non è semplice. Occorre prendere giocatori in grado di darti quel qualcosa in più. Ecco perché al momento non sono affatto disperato. C’è sempre tempo per farlo. Certo, mi sentirei più sicuro con i due centrocampisti già in rosa. Così come mi sentirei più sicuro con più garanzie sul futuro del progetto tecnico. Ma non si può avere tutto dalla vita.
Massimiliano Gallo

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