Il potere della Juventus: ora Conte è un esaurito

Mai avremmo immaginato di poter avere un moto di simpatia per Antonio Conte. E in effetti non è che lo abbiamo avuto. Ma il trattamento che gli è stato riservato dal momento delle sue dimissioni ci induce a qualche riflessione. Sul potere in sé, sulla capacità di condizionare i media – è compito certamente più […]

Mai avremmo immaginato di poter avere un moto di simpatia per Antonio Conte. E in effetti non è che lo abbiamo avuto. Ma il trattamento che gli è stato riservato dal momento delle sue dimissioni ci induce a qualche riflessione. Sul potere in sé, sulla capacità di condizionare i media – è compito certamente più agevole quando si detengono rilevanti quote azionarie dei mezzi di comunicazione – e sulla elasticità (termine sicuramente elegante) dei media stessi.

Insomma, nemmeno 48 ore dopo le dimissioni più sorprendenti del calcio italiano degli ultimi 14 anni (bisogna tornare all’addio di Zoff alla Nazionale all’indomani della finale perduta contro la Francia agli Europeri del 2000 e le relative accuse di Berlusconi), la versione più accreditata è quella apparecchiata dalla famiglia Agnelli: Conte è un uomo oltre l’orlo della crisi di nervi. Altro che Almodovar; Conte di fatto è descritto come un esaurito, uno che non dorme, che non è più in grado di trovare gli stimoli necessari a guidare una squadra come la Juventus. Sembra il classico schema utilizzato in tante famiglie ricche quando si tratta di eliminare qualche parente scomodo dall’eredità.  

Tesi che è stata avallata in grande scioltezza da Pavel Nedved. E fin qui, passi. Tesi che però è finita sparata sul Corriere della sera e da venerdì campeggia sul sito del giornale più celebre d’Italia. Un articolo scritto col chiaro proposito di screditare l’ipotesi che alla base della separazione potessero esserci divergenze di mercato. Ma com’è possibile che qualcuno possa sia pure lontanamente sospettarlo? E lo diciamo noi che due giorni fa abbiamo scritto chiaro e tondo che Conte avrebbe fatto bene ad avallare la nuova gestione societaria della Juventus; il calcio è cambiato e sposando l’austerity avrebbe convinto i più riottosi a farsene una ragione.  

Conte, però, ha scelto un’altra strada. Non si è eccitato all’idea di compensare una partenza eccellente – probabilmente quella di Vidal – con gli arrivi di Morata, Pereyra ed Evra (che probabilmente non avrebbero scaldato gli animi nemmeno dei nostri cacciasordisti). E ha lasciato. Se anche Conte aveva ed ha problemi di insonnia, evidentemente fino all’altro giorno alla Juventus non si erano impensieriti più di tanto. Se ne preoccupano adesso che non c’è più. E che al posto suo c’è Massimiliano Allegri, ex Milan e allenatore seguito da Alessandro Moggi – anche quetso è un particolare che non abbiamo visto con grande evidenza su alcuni quotidiani.

La Juventus di Andrea Agnelli sta dando dimostrazione di cosa voglia dire avere potere. Di cosa significhi riuscire a imporre la propria linea ai quotidiani e alle tv. E non con esternazioni urlate. Nessuna piazzata, si va dritti all’obiettivo. Se deve parlare qualcuno, lo facciano gli scagnozzi. Sia pure di lusso come Nedved. Si chiama potere. Si avverte sulla pelle e nell’aria. Ovviamente poi saranno i risultati a stabilire quanto l’azienda abbia avuto ragione. Nel frattempo, però, il processo di educazione delle masse è stato condotto in maniera esemplare. Va da sé che non tutti si sono convinti, ma poco importa. In cuor suo, chissà, essendo figlio di quella schiatta, Conte sarà anche orgoglioso di cotanta attenzione. È di quelle che si riservano quando si rompe con uno di famiglia. 
Massimiliano Gallo

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