Ode a Lamela (poi sta a Benitez far crescere il liceale)
Lineamenti equilibrati, cresta da tredicenne frutto di un compromesso con la mamma, sguardo verginale, figura efebica; Lamela o Lolita?In sviluppo, incompleto, indeterminato, cuspide adolescenziale, e anche mai cresciuto, bloccato, ritardatario, ripetente. Mancino, con il destro cambia solo direzione, non alza la testa, auto-centrato, terra del suo universo geocentrico. Puerile, non sa difendere la palla con […]
Lineamenti equilibrati, cresta da tredicenne frutto di un compromesso con la mamma, sguardo verginale, figura efebica; Lamela o Lolita?In sviluppo, incompleto, indeterminato, cuspide adolescenziale, e anche mai cresciuto, bloccato, ritardatario, ripetente. Mancino, con il destro cambia solo direzione, non alza la testa, auto-centrato, terra del suo universo geocentrico. Puerile, non sa difendere la palla con il corpo, a calcio gioca solo con le gambe, il busto non lo conosce, non perché non gli serve, ma per purezza; starlette che va sopra le righe non appena sente il calore del corteggiatore, difende palla dribblando, la porta con la suola, viene dal calcio a 5, fratellino vanitoso di quello su erba; butta palloni perché il campo è venti metri e a rincorrere ci va quello tozzo. Se l’elastico è virgola, lui crea riccioli con la suola, unica difesa della sfera è la tecnica, non si rincorre, non vi è contatto fisico, il rugby è sport altro, lui ha quattordici anni e gioca a calcetto. Shirley Temple. I grandi hanno negato al padre di portarlo a Barcellona, il suo gioco minimo nelle dimensioni ma stracolmo di condimenti rende felice la famiglia, ogni domenica sarà la prima volta che qualcuno lo va a vedere.La palla, sul mateco, ha più frizione, non ha intoppi, gira come le dice il quinto meta-tarso, il prato inglese, in tutti i suoi mix, erba ovina o capriola, è fallace, senza frizione. Il Coco deve correre e ogni movimento scaricato a terra è uno sbuffo d’orgoglio per il mondo che lo fa inseguire. Casto, perché senza poetica, ambisce all’affetto, la vittoria è un mezzo, il sacrificio è imbroglio, barocco, perché è l’unica esperienza che ha vissuto, gonfio di fronzoli; goffo quando vuole dribblare come gli adulti; i doppipassi, sfide aperte, gli pesano troppo, le progressioni di suola sono difese del suo mondo.Poi, subito prima di diventare l’ennesimo “brasiliano” cresciuto senza papà, fumoso e intollerante; giunge a cristallizzare il suo mutamento, prende coscienza di essere alto 1 metro e 83, e non è libero di tirare come vuole, sennò chissà dove va; si butta con il corpo molto più avanti del pallone, unico modo per tenere a freno l’esuberanza delle sue fasce muscolari, e di difendere il tiro che tanto piaceva. Trattiene la palla troppo sotto il corpo; e nel suo essere un ragazzone mai cresciuto, nel suo voler rimanere Lolita di tutti gli addetti alle giovanili, tira secco, conciso, sintetico come un uomo di mezza età, eppure carico di spin, traiettoria da manga giapponese, maggiore lo spin più lineare il percorso, e ti ritrovi a guardare il gesto senza saliva.E allora, preghi, preghi, che il presidente DeLa dopo dieci anni abbia sviluppato un’estetica del calcio, e se lo regali; e che di tutto il resto siano cazzi di Benitez, che sia lui a rassettare la cameretta da liceale dove abita il resto di Lamela.Federico Velardi











