Noi tifosi “normali” e il trattamento riservato a Napoli
Un mese senza risposte, un mese con tanti, troppi dubbi su quanto accaduto all’esterno ed all’interno dell’Olimpico di Roma per una finale di Coppa Italia passata alla storia più per la figura di Genny la carogna che per il gravissimo ferimento di Ciro Esposito. Un convegno per interrogarsi sui rapporti tra Napoli ed il Napoli, […]
Un mese senza risposte, un mese con tanti, troppi dubbi su quanto accaduto all’esterno ed all’interno dell’Olimpico di Roma per una finale di Coppa Italia passata alla storia più per la figura di Genny la carogna che per il gravissimo ferimento di Ciro Esposito. Un convegno per interrogarsi sui rapporti tra Napoli ed il Napoli, sugli ultrá e soprattutto se, lombrosianamente parlando, la città è stata vittima di un attacco mediatico. La fondazione Sudd di Antonio Bassolino ed il sito internet Il Napolista di Massimiliano Gallo hanno fatto il punto assieme a Claudio Velardi, ai giornalisti Vittorio Zambardino, Anna Trieste, l’avvocato ideatore del Te Diegum Claudio Botti, il filosofo Biagio de Giovanni. Innanzitutto le condizioni di Ciro le cui notizie che arrivano da Roma non sono positive. “Purtroppo – ha detto a radio Kiss Kiss il legale della famiglia, Angelo Pisani – è ancora in una situazione drammatica, è stato sottoposto ad una tracheotomia per liberare i bronchi da questi muchi che non gli permettono di respirare, speriamo che riesca a superare questo periodo difficile della sua vita, con l’aiuto della mamma, dei suoi cari e di tutti quelli che pregano per lui”. Sulle indagini dice: “L’incidente probatorio inizierà le indagini venerdì, i testimoni oculari hanno raccontato quanto successo, oramai è tutto chiaro. Si è trattato di un agguato per incendiare il pullman dei tifosi del Napoli, per poi dare la colpa a quelli della Fiorentina, in modo da creare disordini nella città di Roma, ma grazie all’eroismo di Ciro e dei suoi amici, questo non è successo”. Poi le condizioni di Gennaro Fioretti, tornato a Casa, a Mugnano. A Piuenne i genitori ricordano: “Non sappiamo ancora cosa accadrà al braccio ed alla mano di mio figlio, che con le sue mani ci lavora, quindi chiediamo aiuto alle istituzioni al Calcio Napoli ed a chi di dovere. A noi dispiace non solo per nostro figlio, ma anche per gli altri tifosi feriti, come ad esempio Ciro Esposito, che noi riteniamo essere un altro figlio”. Antonio Bassolino prende atto della straordinaria figura della famiglia: “diverse facce della stessa realtà che convivono nel quartiere”. Ma pur senza fare vittimismo “vanno condannate le immagini unilaterali trasmesse dalla tv, anche dai commentatori Rai che hanno fatto una telecronaca faziosa. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di cambiare canale. Ho visto l’ispettore Maigret. Non ce la facevo ad assistere a una trattativa con le curve, a una tribuna d’onore immobile, a uno stadio attonito”. Eccessi mediatici contro Napoli? “Non voglio fare vittimismo ma il sud da un po’ di governi a questa parte e’ fuori dall’agenda politica”. E allora la figura di Genny la carogna è stato un capro espiatorio ideale, indipendentemente dalle sue colpe, “per il quale – ha sottolineato Botti – il daspo è un provvedimento fuori dal mondo”. Per Gallo esiste un noi tifosi ed un loro ultrá. Gli ultrá sono potentati economici che non rappresentano gli altri tifosi ma li condizionano. Lo Stato, assente nella vicenda di Roma (Botti ha chiesto con forza le dimissioni di Questore e Prefetto), e le società devono avere il coraggio di intervenire e recidere i cordoni perché se Genny la carogna ha avuto un ruolo è perché lo Stato ha permesso che lo avesse.La soluzione? È nella privatizzazione degli stadi per Velardi, è nel recidere i cordoni ombelicali di potentati economici per gli altri convenuti. E soprattutto nel prendere coscienza del fallimento dello Stato nella vicenda di Roma. La visione di Biagio de Giovanni è decisamente più consona al suo ruolo di filosofo. “Stiamo assistendo ad una trasformazione delle masse che ormai non hanno nessuna fiducia che i problemi possano essere affrontati e risolti dalle istituzioni”. Pietra miliare, probabilmente, per spiegare parte del fenomeno ultrá. Una vicenda vissuta come un attacco a Napoli ed alla sua identità. “È possibile – si chiede Gallo – che la vittima sia un napoletano, lo sparatore sia un romano ma la città sotto accusa sia la nostra?” E per Anna Trieste non basta la presa di posizione del sindaco: i napoletani siano superiori. Da Zambardino un avvertimento: “c’è quasi un godimento da parte dei media a far credere Napoli come fonte di ogni male. La squadra si porta dietro tutte le negatività della città”. Infine da Bassolino un affondo anche al premier Renzi. «Mi sarei aspettato da lui, che appare come un grande decisionista, una reazione immediata. Invece ha rimandato tutto quasi come se si fosse impossibilitati ad operare”. Resta il fatto che un mese dopo nulla è cambiato ed ancora la prima domanda resta: come mai un ragazzo ha dovuto aspettare a terra oltre un’ora i primi soccorsi dopo essere stato colpito da un’arma da fuoco.Gianluca Agata (tratto dal Mattino del 5 giugno 2014)











