Caro Insigne, ancora una volta parli male dei tuoi tifosi

Scrivere dopo aver letto dichiarazioni degli altri comporta sempre una certa percentuale di rischio. La parola scritta è asettica, magari è stata male interpretata, non tiene conto di alcune inflessioni. Detto questo, leggiamo su più siti il resoconto di un’intervista tv rilasciata da Lorenzo Insigne. Alla trasmissione “siamo tutti Ct” che – perdonate l’ignoranza – […]

Scrivere dopo aver letto dichiarazioni degli altri comporta sempre una certa percentuale di rischio. La parola scritta è asettica, magari è stata male interpretata, non tiene conto di alcune inflessioni. Detto questo, leggiamo su più siti il resoconto di un’intervista tv rilasciata da Lorenzo Insigne. Alla trasmissione “siamo tutti Ct” che – perdonate l’ignoranza – non conosciamo. Poco importa. Spicca una frase: «Qui a Napoli i tifosi sono particolari dato che vedono solo chi fa gol e spesso non vedono quello che fa altro per la squadra in campo. A Napoli se sei attaccante e non segni non sei nessuno. Io mi sacrifico sempre tanto per la squadra anche quando non faccio gol».

L’hai fatta fuori dal vaso, Lorenzo. Ma chi ti ha fatto questa ambasciata? Ti manca l’abc dell’antropologia del tifoso del Napoli. Un tifoso che storicamente ha poco apprezzato le punte statiche dedite esclusivamente alla realizzazione. Per dire, da noi un Aldo Serena non avrebbe mai potuto giocare. Uno dei pochi in quel ruolo si è lasciato apprezzare è stato il Pampa Sosa.

Ai tempi gloriosi che furono, ci fu un attaccante che modificò radicalmente il suo modo di giocare. Parliamo di Andrea Carnevale, che arrivò a Napoli come punta centrale ex Udinese. E che in questa veste vide poco il campo. Nel corso della stagione, Ottavio Bianchi finì col preferirgli Caffarelli. Ciononostante, Carnevale realizzò otto reti – se non sbaglio – di cui quattro consecutive fondamentali per la conquista dello scudetto. Successivamente, però, dopo la partenza di Giordano, Carnevale conquistò il cuore di napoletani proprio per il suo sacrificio. Una generosità che visse il suo punto più alto, probabilmente, nella semifinale d’andata di Coppa Uefa contro il Bayern.

Quel che il tifoso chiede a un giocatore è la generosità, la passione, la dedizione. Altrimenti, caro Lorenzo, non si spiegherebbe l’amore viscerale che una consistente fetta di tifosi nutre ancora per Lavezzi e che riaffiora prepotente ogni qual volta il Pocho si renda protagonista di una partita positiva, o fantastica come nel caso di mercoledì in Champions. E, caro Lorenzo, del Pocho tutto si può dire tranne che sia un cecchino infallibile.

Insomma, hai detto una castroneria. Peggiore del gesto che facesti quando venisti sostituito. Perché stavolta l’hai detta a freddo. Nessuna tifoseria al mondo contesterebbe la generosità di un proprio calciatore. Quel che si contesta è l’egoismo, l’abulia, la ripetizione sterile e improduttiva dello stesso gesto. Vedi, Lorenzo, Callejon ha segnato tanto, ci mancherebbe. Ma quel che colpisce noi tifosi è soprattutto il suo essere inesauribile, il suo correre avanti e indietro, il suo giocare da terzino senza fare una piega per poi concludere la partita da centravanti. Senza sentirsi per questo sminuito, senta atteggiarsi a un Crujiff incompreso.

In conclusione, Insigne, hai parlato male dei tuoi tifosi. E lo hai fatto a schiovere. Non siamo noi che non comprendiamo il tuo lavoro. Sei tu che spesso hai giocato male. Quando hai messo il cuore in campo, magari in partite per te dal sapore speciale – come domenica contro la Juventus – te lo abbiamo sempre riconosciuto. Come diceva la nonna, hai perso un’altra occasione per stare zitto.
Massimiliano Gallo

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