Cavani, noi ti amiamo, però ti devi decidere. C’è un Napoli da costruire

Sarò tacciato di ingratitudine, ma è un rischio che vale la pena di correre. Ancora una volta, dopo la telenovela Mazzarri, il Napoli si ritrova in una situazione poco carina: in ginocchio da un suo tesserato, aspettando che lui decida cosa fare da grande, che riceva la telefonata che tanto desidera. I matrimoni, le unioni […]

Sarò tacciato di ingratitudine, ma è un rischio che vale la pena di correre. Ancora una volta, dopo la telenovela Mazzarri, il Napoli si ritrova in una situazione poco carina: in ginocchio da un suo tesserato, aspettando che lui decida cosa fare da grande, che riceva la telefonata che tanto desidera. I matrimoni, le unioni – come ha detto il presidente, con la classe e il garbo che lo contraddistinguono – si fanno in due e funzionano se entrambi hanno voglia e desiderio di vivere con l’altro. Quale unione può reggersi sapendo che per uno dei due non si tratta di una scelta, bensì di un ripiego?

È questa la situazione che stiamo vivendo con Cavani. Non stiamo qui a discutere il Matador, per carità. Con ogni probabilità il più forte attaccante che il Napoli abbia mai avuto, l’uomo che ci ha garantito il salto di qualità. E poi di cosa parliamo? Cento gol in tre anni, quella maglia perennemente sudata. Insomma, non c’è bisogno di dilungarsi. Cavani è Cavani, Cavani è il Napoli. Però anche lui deve prendere una decisione. De Laurentiis pare che gli abbia offerto un aumento dell’ingaggio fino a sette milioni di euro e l’esclusiva sui diritti d’immagine. Insomma, più che una mano tesa. Adesso però tocca a Edinson. È la luce dei nostri occhi ma non possiamo stare appesi fino al 10 agosto. Non ce lo possiamo consentire.

E non ce lo possiamo consentire anche per un altro motivo. Che si chiama Rafa Benitez. Che piaccia o no, è lui il nuovo allenatore del Napoli. Un tecnico che gioca un altro calcio rispetto a Mazzarri (non dico meglio o peggio, dico diverso). Dobbiamo concedergli tempo. E soprattutto la possibilità di conoscere per tempo il gruppo. Comprendo lo scetticismo, non mi sfuggono i rischi legati a una scelta del genere, ma è proprio per questo che Benitez va messo in condizione di lavorare, di plasmare la squadra, di spiegare ai calciatori quale sia il suo modo di intendere il calcio.

De Laurentiis stia attento e non ripeta gli errori che proprio con Benitez commise Moratti. Ingaggiare Benitez vuol dire convertirsi al suo credo, assecondarlo. Svegliarsi il 10 agosto senza centravanti, invece, non agevolerebbe affatto la costruzione del suo Napoli.
Massimiliano Gallo

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