Stavolta la sceneggiata, con tanto di lacrime, la recita Milano

Terza vittoria consecutiva, il ritmo ritrovato, un Pandev redivivo, il secondo posto un po’ più saldo e, di conseguenza, l’allegria che ritorna. Insomma, di argomenti ce ne sarebbero tanti. Certo, l’avversario non era uno dei più ostici, ma tante volte abbiamo scritto che il Napoli trovava difficoltà contro le squadre che si chiudono e ora […]

Terza vittoria consecutiva, il ritmo ritrovato, un Pandev redivivo, il secondo posto un po’ più saldo e, di conseguenza, l’allegria che ritorna. Insomma, di argomenti ce ne sarebbero tanti. Certo, l’avversario non era uno dei più ostici, ma tante volte abbiamo scritto che il Napoli trovava difficoltà contro le squadre che si chiudono e ora è giusto dire il contrario. La verità è che quando Pandev gira (cioè non per più di sette partite a campionato, purtroppo), diventa molto più semplice scardinare le difese avversarie. Almeno quelle delle squadre meno forti.

Ma la giornata di ieri è stata caratterizzata soprattutto dal pianto delle milanesi. Altro che Milano che ride e si diverte, come cantava Dalla. Milano si scopre piagnona, soprattutto sulla sponda nerazzurra. È indubbio che gli arbitraggi abbiano caretterizzato per le due partite. Così come è indubbio che Tagliavento abbia più o meno compensato una partita condotta in modo disastroso. Ma quel che mi ha colpito è stato lo sfogo in tandem di Stramaccioni e Moratti alla fine della partita perduta 4-3 in casa contro l’Atalanta.

Sì, il rigore concesso ai bergamaschi sul 3-1 per l’Inter non c’era. Ma da qui alle sceneggiate finali di allenatore e presidente, con Moratti che addirittura dichiara di non credere più alla buona fede degli arbitri, ce ne passa, eccome. Con dichiarazioni che rivelano un senso dell’aristocrazia calcistica. “L’Inter è una squadra che merita rispetto”. Perché? Il Pescara e l’Atalanta no? Può capitare che l’arbitro sbagli. E ieri a San Siro ha sbagliato (a Firenze era proprio da cacciare). Ma l’Inter, dopo quel rigore, era ancora sul 3-2. Insomma, cara Milano stiamo arrivando. E i chiagnazzari, stavolta, non siamo noi.
Massimiliano Gallo

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