Uno stadio senza curve. De Laurentiis è chiaro, noi “romantici” no

E ora lo so che quelli che si autodefiniscono romantici storceranno il naso. Tra quei romantici, spesso, ci sono anch’io. Ma devo riconoscere che ad Aurelio De Laurentiis non mancano né la coerenza né una dose (fate voi, a piacimento) di coraggio. A lui il calcio inteso in modo tradizionale non piace. Per lui è […]

E ora lo so che quelli che si autodefiniscono romantici storceranno il naso. Tra quei romantici, spesso, ci sono anch’io. Ma devo riconoscere che ad Aurelio De Laurentiis non mancano né la coerenza né una dose (fate voi, a piacimento) di coraggio. A lui il calcio inteso in modo tradizionale non piace. Per lui è un business. Punto. Lui il brivido del dribbling non lo prova, così come quello del triangolo al volo, del salvataggio sulla linea. Insomma, diciamolo, non gliene frega niente.
Epperò un altro modello, a modo suo lo propone. Un modello Nba. Un modello americano, dove l‘Europa non compare. Un modello di business. E in questo modello rientra anche una novità assoluta per il calcio italiano: l’emancipazione dalle curve, la fine dell’asservimento agli ultrà. «Se potessi costruire un nuovo stadio – ha detto De Laurentiis – lo costruirei senza curve». E, ancora, ha detto che alcuni tifosi, tifosi poi, gli hanno chiesto, nel caso di ipotetica realizzazione di un nuovo stadio, di costruirlo senza sediolini perché loro i sediolini lo rompono.

Insomma, bisogna che pure la cosiddetta borghesia si interroghi un po’. Certo, la risposta più semplice è: né con Aurelio né con gli ultrà. Ma siamo sempre alle solite. Cambia poco, anzi nulla. Il calcio che più ci appartiene, quello che ispirò persino Desmond Morris, non esiste più. O comunque va ricercato in altre parti del mondo, oggi in Sudamerica. Da noi si sta facendo sempre più largo, invece, il modello Nba. Dove le risse tra tifosi non sanno nemmeno che cosa siano. E dove circolano tanti, tanti soldi. Questo è il modello di De Laurentiis.
Massimiliano Gallo

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