Nel calcio il ruolo dei tifosi sarà sempre più marginale, la Supercoppa di Riad ne è stata la conferma
È una constatazione non una considerazione passatista. Il calcio cerca soldi ovunque in giro per il mondo, il loro ruolo non è più centrale

AC Milan fans cheer ahead of the Italian Super Cup semi-final football match between Juventus and AC Milan at the Al-Awwal Park in Riyadh on January 3, 2025. Fayez NURELDINE / AFP
Nel calcio il ruolo dei tifosi sarà sempre più marginale, la Supercoppa di Riad ne è stata la conferma
Un Napoli strepitoso nei singoli e nel collettivo disputa a Riad una bellissima partita battendo il Bologna per due a zero. Facendo di necessità virtù ed assemblando una formazione capace – udite udite – di mettere d’accordo giochisti e risultatisti con manovre di gioco assolutamente entusiasmanti Antonio Conte vince la supercoppa italiana giocando in terra straniera.
Forse, però, pure nell’entusiasmo del festeggiamento una osservazione di carattere generale va comunque fatta. Se pensiamo alla Supercoppa disputata e vinta a Riad e alla decisione, poi rientrata per mancati accordi economici, di far giocare Milan-Como in terra australiana, si profila quella che potremmo definire una trasformazione radicale del calcio. Qualcosa di simile a un mutamento antropologico del gioco più bello del mondo. Per carità niente litanie passatiste. Ai miei tempi… Panta rei. Tutto scorre e cambia. E così si avvia a cambiare anche il gioco più bello del mondo. Ridimensionando in parte oggi e forse in toto domani il ruolo del pubblico e dei tifosi.
Eppure il calcio si è retto sempre largamente sul fenomeno del tifo e dei tifosi trovando in esso la sua ragion d’essere. Mai i tifosi sono stati puri spettatori dello spettacolo calcistico. Bensì parte integrante della rappresentazione. Il pubblico in uno stadio è parte viva dello spettacolo con i suoi cori, le sue bandiere, i suoi striscioni. Che ne direbbe Pasolini? “il calcio…ha sostituito il teatro. Il cinema non ha potuto sostituirlo, il calcio sì. Perché il teatro è rapporto fra un pubblico in carne e ossa e personaggi in carne e ossa che agiscono sul palcoscenico.” Ma se parte la deriva di far disputare le partite lontano dalle città proprie delle squadre in competizione, avremo sempre più un pubblico di figuranti. Molto più simili a marionette travestite da supporter. Senza il cuore pulsante delle tifoserie. E si viaggerà quindi verso un altro calcio.
Quando si passò dal cinema muto a quello parlato, lo spettacolo mutò forma. Altri erano i requisiti e le capacità richieste agli attori. Ma il pubblico nelle sale rimase quello di sempre. Attaccato al grande schermo in cerca di emozioni. E di storie da sentir raccontare. Nel caso delle partite di calcio sparpagliate nel mondo alla ricerca di risorse finanziarie vitali non sarà così, se la linea di tendenza sarà confermata. Ai tifosi sarà riservato sempre più un ruolo da comprimari. Relegati sulla poltrona di casa. Senza striscioni e senza cori. Con l’urlo “ gooooool” strozzato in gol a. Ed essere tifosi cambierà forma. Sempre che il fenomeno-tifo non svanirà del tutto lontano dagli spalti degli stadi ove si manifestava. Sarà reciso il cordone ombelicale che alimentava in forma diretta il rapporto degli appassionati con la squadra. Lontano dagli occhi lontano dal cuore. Ecco questo è davvero un bel quesito. Cosa diventerà il calcio del futuro? Non mi resta che consolarmi con Ovidio “omnia mutantur, nihil interit”.











