Bergomi: «A Italia ’90 i napoletani non tifarono per l’Argentina, è un falso storico»

Alla Gazzetta: "Ma quella semifinale vorrei rigiocarla a Roma, lì c'era un'atmosfera magica. Vorrei riparlare con Bearzot, il mio secondo papà"

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Db Verona 27/08/2021 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giuseppe Bergomi

Se potesse rigiocare una partita, una sola, Beppe Bergomi vorrebbe rigiocare la semifinale mondiale con l’Argentina, a Napoli. Ma vorrebbe rigiocarla a Roma. “Ma non perché i napoletani non tifarono: quello è un falso storico. Nella capitale, però, c’era qualcosa di magico, lo sentivi nell’aria”.

Le parole di Bergomi

La Gazzetta lo intervista sul passato e sul presente. Le sue risposte sono tutte in chiave Inter: “Se ne sono andati in tanti, Pablito, Luca Vialli, Gigi Simoni, Andy Brehme, Castagner e tanti altri: mi mancano tutti. Ma vorrei riparlare una volta ancora con Enzo Bearzot, il mio secondo papà, visto che ho perso il primo a 16 anni. Gli direi che porto nel cuore la sobrietà che mi ha insegnato e provo a diffonderla. Una volta alzai due braccia dopo un gol all’Ascoli e mi disse: “Hai esagerato, rispetta chi è retrocesso”.

Interista “da subito. Da quando mi hanno dato il primo borsone nelle giovanili con dentro una maglia di lana con righe grandi, nere e azzurre, che ricordavano la grande Inter: fu una folgorazione. Ancora adesso, quando qualcuno davanti a me insinua qualcosa, io rispondo così: “Ricordatevi chi sono io, io sono l’Inter”. Più vado su con l’età, e più questo sentimento di appartenenza è forte, anche se come commentatore resto professionale e distaccato. Il punto è che ricordo davvero tutto della mia vita nerazzurra: in una delle chat coi miei ex compagni, dal nome “Inter Trap”, Paolo Stringara mi ha da poco sfidato a riconoscere tutti quelli che comparivano in una nostra foto in un torneo del 1978 a Rimini: avevo 15 anni, ne ho sbagliato solo uno”.

Però chiuse male, da giocatore. “Quando ho smesso stavo ancora molto bene, ma allora mi fecero capire che dovevo andarmene… È vero che ho iniziato a lavorare subito in tv, ma non mi è stata data la possibilità di iniziare ad allenare nel settore giovanile del club del mio cuore, come è stato concesso a tanti”.

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