Anche Chivu si adegua al linguaggio del calcio contemporaneo: «La realtà del campo è diversa da quella che descrivono»
L'allenatore dell'Inter in conferenza: «Non piacciono le etichette, all'Inter se ne mettono troppe».

Db Milano 29/10/2025 - campionato di calcio serie A / Inter-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Cristian Chivu
L’allenatore dell’Inter, Cristian Chivu ha presentato in conferenza stampa la sfida di domani sera contro il Genoa di Daniele De Rossi. Un appuntamento delicato, che l’allenatore dell’Inter ha inquadrato con grande lucidità.
La conferenza di Chivu
«Ci sono troppe etichette sull’Inter, poi c’è la realtà dei fatti e noi stiamo facendo una grande stagione dopo tutto quello che si è detto in estate. Servirà la partita perfetta col Genoa, con De Rossi ho vissuto 4 anni meravigliosi, lo stimo tanto».
De Rossi ha detto che serve la partita perfetta, che gara dovrà fare l’Inter?
«Perfetta anche dal nostro punto di vista. Da quello che sarà l’atteggiamento, la nostra voglia di fare bene contro una squadra che ha ritrovato entusiasmo con il nuovo allenatore. A Genova per l’Inter non è mai stata semplice, servirà fare una gara con tutto quello che si ha».
Come avete vissuto questa vigilia?
«Con la serenità che abbiamo vissuto finora. Siamo felici del nostro lavoro, poi credo che la realtà del campo è diversa da quella raccontata. Siamo consapevoli che dobbiamo aggiungere qualcosa in più dal punto di vista dell’attenzione, della qualità, del divertimento. Nonostante quello che si diceva stiamo facendo una grande stagione, con alti e bassi, e cerchiamo di toglierci quei bassi. Ma siamo fiduciosi perché stiamo lavorando tanto e i risultati si vedono in campo».
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Cosa portate a livello di comunicazione e tattico voi tecnici nuovi come lei e De Rossi?
«A livello di comunicazione dovete dirlo voi, noi possiamo avere l’umiltà di dover imparare da quelli più esperti. Abbiamo cercato di rubare qualcosa da loro. Con De Rossi ho vissuto quattro anni meravigliosi a Roma, era più giovane di me però si è integrato subito nella realtà, era già capitano prima di indossare la fascia. Di lui ho sempre ammirato l’intelligenza emotiva, calcistica, posso parlare bene di lui perché è leale e lo stimo tanto».
Cosa chiedi alla tua squadra per fare un ulteriore step verso una mentalità vincente?
«Io chiedo tante cose, poi è la loro percezione che conta. Loro hanno voglia. Siccome siamo partiti sempre sotto la lente d’ingrandimento perché dicevano che eravamo falliti, noi siamo lì con la determinazione. Il gruppo si è sempre messo in gioco e non era scontato dopo quest’estate. Sappiamo anche noi di avere margini di miglioramento, ma noi dall’inizio non abbiamo mai voluto perdere l’identità del gruppo, quella che è stata la voglia e la fame di essere determinanti in Serie A e in Europa. Direi che siamo sulla strada giusta e mi fa piacere che possiamo ancora migliorare».
C’è una spiegazione di tipo tecnico ed emotivo del perché la squadra in svantaggio non riesce a rimontare?
«Non mi vengono in mente determinate cose, ma ci sono gli episodi della partita. Abbiamo sbagliato il primo tempo con l’Udinese e il secondo a Napoli, per il resto la squadra è sempre stata lì, cercando di essere dominante e propositiva, mettendo in campo i nostri valori senza cercare di speculare. Credo questa sia la cosa principale. Io mi prendo quello che siamo noi e cercheremo di imparare dai nostri errori, senza perdere la nostra identità».
Ripetere due gare dello stesso livello di intensità è possibile? Col Liverpool si è visto quello che si era speso col Como…
«Dal punto di vista dell’impegno e dell’intensità contro il Liverpool abbiamo aggiunto qualcosa di più rispetto al Como. L’avversario è diverso, c’è più esperienza, dal punto di vista indivuale hanno qualcosa in più del Como, ma sono felice di quello che abbiamo messo in campo perché non abbiamo abbassato il livello. Il Como non ha speso 150 milioni per un giocatore, ma dal punto di vista dell’atteggiamento e del gioco non siamo stati inferiori al Liverpool. Mi prendo tutto quello che di buono abbiamo fatto e dobbiamo continuare così».
Senti delle pressioni e delle critiche eccessive su quello che stai cercando di portare?
«Non ho sassolini nelle scarpe, ma bisogna parlare della realtà dei fatti. È da 20 anni che sono in questa società, le aspettative sull’Inter sono diverse, le pressioni sono tante perché bisogna sempre vincere ed è giusto così. Io non valuto solo una vittoria e una sconfitta nel nostro percorso di crescita, a me non piacciono le etichette, secondo me all’Inter se ne mettono troppe».
Chi non potrà venire a Genova?
«Abbiamo i problemi noti di Acerbi e Calhanoglu che sono indisponibili più Darmian e Dumfries»











