Altafini: «Ha ragione De Laurentiis, lo stadio Maradona è rimasto pessimo»
Al Giornale: «Al Mondiale del '58 fummo i primi nella storia a farci seguire da uno psicologo. Un nuovo me? Haaland non ha grandissime doti tecniche, ma ha potenza esplosiva».

Gc Monaco di Baviera (Germania) 07/03/2007 - Champions League / Bayern Monaco-Real Madrid / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Jose' Altafini
L’ex campione del mondo José Altafini ha rilasciato un’intervista a Il Giornale, dove ha parlato della sua carriera e del calcio attuale.
L’intervista ad Altafini
Maracanà, Wembley, San Siro, Comunale di Torino, non c’è più nulla della storia di Josè Altafini…
«Provo tristezza, i teatri di un tempo magnifico, fette di vita, ricordi, gol, folla, cartoline stracciate».
Il Maracanà è stato messo in vendita…
«Non era più quel monumento che mi mise paura la prima volta che tirai fuori la testa entrando sul terreno di gioco. Sembrava un mostro che stava per venirti addosso, per travolgerti e poi non aveva una fine, era l’infinito dello sguardo».
San Siro è stato venduto ai due club…
«È davvero incredibile che due società storiche, riconosciute nel mondo per le loro vittorie internazionali, non abbiano un proprio stadio. Questa storia aggiunge rabbia alla tristezza. Per me San Siro resta lo stadio più bello del mondo per assistere ad una partita di calcio. In campo senti il pubblico vicino, hai addosso l’urlo della folla però il terreno di gioco è stato sempre brutto con la porta del freddo, alla destra delle tribune, quell’area coperta di segatura ma sotto c’era il ghiaccio, usavamo tacchetti chiodati, una volta Cesare Maldini si ferì profondamente al polpaccio, diciotto punti di sutura dopo un contrasto di gioco».
Il San Paolo di Napoli ora è Diego Armando Maradona:
«De Laurentiis ha ragione a definirlo un semicesso, era pessimo allora e tale è rimasto, il prato pieno di buche, il pubblico lontanissimo».
Il mondiale del ‘58 in Svezia:
«La Federazione decise di farci seguire da uno psicologo, fummo i primi nella storia a sfruttare quell’esperienza, ricordo che qualcuno di noi protestò dicendo “non siamo mica matti da avere bisogno di uno psicologo”, fu, invece, un allenatore in più, perfetto per farci tirare fuori le cose migliori, di carattere, di sicurezza».
Scherzi del calcio, un italiano allenatore del Brasile:
«In questi giorni, l’ex portiere Leao ha criticato pesantemente la federazione per avere affidato la nazionale a Carlo Ancelotti. È stato travolto e sepolto dalla reazione dei tifosi, della torcida, della stampa, Carlo è un grandissimo professionista, educato, esperto, sa gestire il gruppo. Ancelotti può allenare dovunque, è come Pavarotti che poteva cantare in qualunque posto del mondo».
Il calcio di oggi?
«C’è una cosa che non tollero, i calciatori che entrano in campo e pregano, magari rivolti verso la tribuna. Lo facciano nello spogliatoio, in silenzio, lontano dalla gente, il torero non prega mai nell’arena. Io ho un santo protettore, non ha un nome, non lo conosco ma so che c’è, mi segue, mi ha aiutato nei momenti difficili, è il mio spirito guida».
C’è un Altafini in circolazione?
«Non amo i paragoni. Di certo Haaland è un fenomeno, di forza, di gol. Non ha qualità tecniche come i grandi fuoriclasse ma la sua potenza esplosiva e i suoi numeri di goleador sono indiscutibili».











