Sinner: «No a paragoni con i Big 3, sono un normale 24enne che cerca di giocare il suo miglior tennis»

In conferenza dopo il trionfo a Pechino: «Quello che Novak, Rafa e Roger hanno fatto per oltre 15 anni è incredibile. Calendario troppo fitto? Alcuni tornei sono obbligatori, ma alla fine dei conti, hai sempre una scelta»

Musetti

Italy’s Jannik Sinner reacts after defeating Italy’s Lorenzo Musetti during their men's singles quarterfinal tennis match on day eleven of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 3, 2025. (Photo by CHARLY TRIBALLEAU / AFP)

Jannik Sinner ha conquistato stamattina il suo terzo titolo stagionale – il 21esimo in carriera – battendo l’americano Learner Tien con un doppio 6-2 nella finale dell’Atp 500 di Pechino. Vincendo questo torneo, l’azzurro ha assottigliato il distacco dal vertice della classifica occupato da Carlos Alcaraz, nonché dato conferma di essere pienamente centrato in vista di un finale di stagione che si prospetta molto impegnativo. A margine della partita, l’azzurro è intervenuto in conferenza stampa par parlare del suo momento e per affrontare svariati altri temi.

Le parole di Sinner in conferenza

Jannik si è soffermato innanzitutto sull’atmosfera che si respira a Pechino, dove ha già giocato tre finali vincendone due. «Il pubblico è sempre stato speciale con me, fin da quando arrivai un paio di anni fa. Quando vinci di nuovo un titolo dove l’hai già vinto prima, quel posto diventa un posto davvero speciale. Un paio di anni fa è stato un punto di svolta nella mia carriera, ho giocato un tennis fantastico contro avversari fantastici. Lo ricorderò sempre. Tornare qui e vincere di nuovo è molto bello. Sì, il tifo è stato incredibile fin dal primo giorno. Vedere lo stadio pieno per la finale è incredibile».

Nell’Albo d’Oro della kermesse cinese, accanto a quello di Sinner, ci sono i nomi anche di Djokovic e Nadal. «È fantastico avere il mio nome accanto al loro. Allo stesso tempo, come dico sempre, ognuno è diverso, ognuno cerca di tracciare il proprio percorso e la propria traiettoria di carriera. Non so quante volte abbiano effettivamente giocato qui. Ma per me, questo sarà sempre un torneo bellissimo, qualunque cosa accada in futuro. È molto insolito arrivare in un luogo per la prima volta e vincere subito. È quello che è successo a me qui. Poi ho avuto tre finali consecutive in tre anni. Questo significa che mi piace molto giocare a tennis qui. Mi sento molto a mio agio».

Da Pechino a Shanghai: l’azzurro tenterà di confermarsi campione nel penultimo Masters 1000 stagionale già iniziato questa mattina e a cui Alcaraz ha rinunciato dopo il successo all’Atp 500 di Tokyo. Il discorso si è inevitabilmente spostato sul calendario sempre più saturo di impegni:

«Ho già saltato molti tornei. L’anno scorso, ad esempio, ne ho saltati solo un paio. Ovviamente, dipende anche dai risultati che ottieni. Se vai molto lontano, come ha fatto Carlos in questa stagione, dove praticamente ogni volta che giochi raggiungi almeno la finale, i tornei diventano sempre più lunghi. Anche i Masters 1000 sono piuttosto lunghi. Non sono eventi di una settimana, ma sostanzialmente di due settimane. Sì, a volte sento di dover saltare alcuni tornei. Ma ognuno la pensa diversamente, giusto? Nel mio caso, l’anno scorso ho saltato un paio di tornei perché pensavo che fosse meglio per il mio corpo e la mia mente, e quest’anno non ho giocato nemmeno a Toronto. Ecco perché dico che sì, sono obbligatori, ma alla fine dei conti, hai sempre una scelta. Io ho sempre scelto e continuerò a scegliere ciò che è meglio per me».

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Sempre riguardo il tema calendario, gli è stato chiesto come gestisce la sua programmazione:

«È difficile farlo. Penso che anche l’anno scorso abbiamo gestito molto bene la stagione. Sono riuscito a giocare incredibilmente bene a fine anno perché ho preso alcune decisioni all’inizio e non ho giocato in un paio di tornei. Non sto dicendo che sia stata la decisione giusta o sbagliata. Non si sa mai. Quello che sto cercando di fare è capire. Quando hai 23 o 24 anni, è molto difficile comprendere appieno il tuo corpo e la tua mente e sapere cosa è meglio per te, perché sei ancora giovane. Ecco perché è importante circondarsi delle persone migliori possibili, che a volte possono guidarti un po’. Quest’anno è stato un po’ diverso. Non è stato facile. Ma allo stesso tempo, ho usato questo tempo per lavorare su alcune cose. Ci siamo allenati molto duramente. Sento che fisicamente sto migliorando».

Infine, la risposta sugli immancabili paragoni con i Big 3:

«Dico sempre che paragonarmi a Novak è come paragonarmi a qualcuno di un altro campionato, con tutto quello che ha ottenuto nella sua carriera. Sono solo un normale ragazzo di 24 anni che cerca di giocare il miglior tennis possibile. So di aver vinto alcuni titoli importanti nella mia giovane carriera, ma vedremo per quanto tempo riuscirò a continuare così. Quello che Novak, Rafa e Roger hanno fatto per oltre 15 anni è incredibile. Novak è ancora qui e gioca ancora un tennis incredibile. Quindi vedremo. Ma non mi paragono a loro. Sono qui per giocare. Sono qui per divertirmi. Sono anche felice di poter dire di aver vinto due volte qui. Se rimane a due? Non so se sarò più felice. Non lo so. Ma oggi sono molto felice di poter dire di aver vinto due volte qui, poi vedremo in futuro».

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