L’Italia è contenta dei play off, abbiamo finalmente accettato il nostro status da Nazionale minore (Libero)
Ma la prudenza non si trasformi in paura. Non si può pretendere che Donnarumma pari tutti i cattivi pensieri, anche perché potrebbe esserne pervaso pure lui.

Dc Roma 19/06/2025 - presentazione Commissario Tecnico Nazionale di Calcio / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Rino Gattuso
L’Italia è contenta dei play off, abbiamo finalmente accettato il nostro status da Nazionale minore (Libero)
Libero oggi torna sul concetto espresso ieri dal Corriere dello Sport, ossia l’Italia ha fatto un bagno d’umiltà, ha preso atto della realtà, e adesso i play-off li festeggia. Siamo calcio onore e ne abbiamo preso atto.
Scrive Claudio Savelli:
L’obiettivo massimo (sì, massimo) è stato centrato, e questa è la notizia più importante. Ma il vero significato della vittoria dell’Italia contro Israele non risiede nei tre punti, né nella qualificazione ai playoff. Risiede nel modo, nel clima, nella finalmente matura accettazione del nostro status da squadra minore, da Nazionale che non può ambire a un pass diretto per i Mondiali. Per la prima volta, dopo due approcci fallimentari (eufemismo), arriviamo agli spareggi in modo diverso perché li guardiamo in modo diverso. Non li vivremo come una penitenza immeritata, come un’onta da subire con fastidio, ma come un passaggio obbligatorio. Se Gattuso riuscirà a trasferire l’idea che sono addirittura una conquista, saremo ancor più pronti, e di fantasmi ne vedremo meno. È una bella e necessaria presa di coscienza collettiva.
Ma l’Italia non sia troppo prudente, poi diventa paura
E ancora:
Detto questo, se una critica di campo va mossa a questa serata, è forse per un eccesso di prudenza da parte di Gattuso.
È una questione di messaggi impliciti che il ct deve trasferire attraverso le scelte: trasformare la prudenza in paura è un attimo. E la paura è la peggiore avversaria possibile nei playoff. Durante il primo tempo si vedeva Gattuso sbracciare, richiamare tutti indietro alle prime avvisaglie di ripartenza avversaria, in preda a un’ansia quasi febbrile che rischia di avvolgere la squadra e di non farle bene nelle partite da dentro o fuori. Non si può pretendere che Donnarumma pari tutti i cattivi pensieri, anche perché potrebbe esserne pervaso pure lui. La squadra deve poter contare su poche ma chiare certezze che si possono costruire solo dando continuità ad alcune precise scelte.










