Il Barcellona che corre dietro al pallone è un affronto e una notizia: fa male la mortificazione subita dal Psg

El Paìs snocciola i dati del match: i catalani hanno corso più dei rivali (117,5 km contro 112,2) perché il pallone ce l'avevano sempre loro

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Doha (Qatar) 23/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Germania-Giappone / foto Imago/Image Sport nella foto: Hansi Flick ONLY ITALY

Era una di quelle notti segnate in rosso sul calendario della Champions League. Il Barcellona, reduce dall’eliminazione traumatica della scorsa stagione in semifinale contro l’Inter, affrontava la squadra campione d’Europa in carica: il Paris Saint-Germain. La sfida ha mantenuto le attese, ma per i blaugrana si è rivelata anche un duro colpo. Ha corso di più raccogliendo di meno. Ne scrive El Paìs.

Il Barça è partito fortissimo, imponendo ritmo e intensità. Ha colpito per primo, ha segnato il gol d’apertura e nel primo tempo ha comandato il gioco con il 57% di possesso palla. Il Barcellona ha sprecato tanto. Ma nella ripresa il copione si è ribaltato: il Psg ha preso in mano la partita, salendo al 64% di possesso e facendo valere la propria superiorità fisica nei duelli. I blaugrana, abituati a gestire la palla, si sono ritrovati costretti a inseguirla.

Il Barcellona corre di più ma raccoglie di meno

Secondo i dati Uefa, il Barcellona ha corso più dei rivali (117,5 km contro 112,2), ma l’extra-sforzo ha presentato il conto: gambe pesanti, errori nei passaggi, cali nella pressione, disattenzioni difensive. E alla fine è arrivata la sconfitta. Eric García, uno dei protagonisti della serata e simbolo di una stagione di riscatto personale, lo ha ammesso con franchezza: «Ero un po’ stanco, mi si è indurito il polpaccio», ha spiegato dopo essere stato sostituito da Christensen all’86’. «Quando ci hanno segnato abbiamo abbassato la pressione e loro uscivano più facilmente. Nel secondo tempo siamo andati a rimorchio. Loro hanno resistito di più perché hanno avuto il pallone», ha aggiunto. Poi la sintesi: «Se corri dietro alla palla, ti stanchi di più».

Lo stesso Hansi Flick non ha nascosto la realtà: «Oggi non possiamo dire di essere allo stesso livello del Psg. Loro hanno meritato di vincere», ha dichiarato l’allenatore tedesco. «Nel primo tempo abbiamo fatto meglio, ma nella ripresa eravamo stanchi e abbiamo concesso troppo. Il PSG è una grande squadra». Poi l’analisi: «Non abbiamo mantenuto la nostra struttura. Tutti devono difendere, attaccare e giocare ad alto livello con il pallone. Nel Psg tutti vogliono la palla, sanno sfruttare gli spazi, giocare l’uno contro uno e il due contro uno. Noi dobbiamo imparare e migliorare».

Surclassati a centrocampo

La battaglia decisiva si è giocata a centrocampo: Zaïre-Emery, Vitinha e Fabián Ruiz contro Pedri, Olmo e De Jong. I francesi hanno recuperato 18 palloni, gli spagnoli appena 8. «Abbiamo fatto fatica a fermare Pedri», ha ammesso Luis Enrique. A riuscirci, alla fine, è stato Vitinha, che con la sua corsa ha svuotato il serbatoio dei blaugrana. Stanchi Yamal, De Jong e lo stesso Pedri, sostituito al 79’ da Bernal. Flick lo ha giustificato: «Hanno giocato tanti minuti, dobbiamo tenerli freschi». Pedri, infatti, è partito titolare in tutti i nove match della stagione, disputando oltre il 95% dei minuti in campionato e Champions.

Il dato che più ha pesato è quello del possesso palla. Il Barça è una squadra che vive con il pallone tra i piedi: quest’anno la sua media, esclusa la sfida con il PSG, è del 73,4%. Lo scorso anno era stata del 69% sia in Liga sia in Champions. In tre sole occasioni delle 60 partite stagionali aveva dovuto cedere il controllo: contro Benfica, Bayern e Monaco. Contro i bavaresi aveva corso persino di più, ma con maggiore efficacia, trascinato dal triplete di Raphinha. Con il Psg, invece, la benzina è finita presto.

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