I golfisti si sono scandalizzati per gli insulti ricevuti alla Ryder Cup. Allora i calciatori cosa dovrebbero dire? (Times)
Se i calciatori reagissero come hanno fatto i golfisti, sarebbero puniti. Loro, non i tifosi. Come ha detto Simeone, nel calcio bisogna subire e basta

FARMINGDALE, NEW YORK - SEPTEMBER 28: (L-R) Rory McIlroy of Team Europe is doused with champagne sprayed by teammate Europe after Team Europe defeated Team United States 15-13 during the Sunday singles matches of the 2025 Ryder Cup at Black Course at Bethpage State Park Golf Course on September 28, 2025 in Farmingdale, New York. Richard Heathcote/Getty Images/AFP (Photo by Richard HEATHCOTE / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)
La Ryder Cup di quest’anno passerà alla storia per le provocazioni che il pubblico americano nei confronti dei golfisti di Team Europe. Il golf è conosciuto come sport per signori dove vige il politically correct. Ma il Times si chiede, cosa dovrebbero dire i giocatori di calcio che settimanalmente sono sottoposti a ingiurie ed insulti di tutti i tipi?
Rory McIlroy e la sfida al pubblico alla Ryder
Team Europe ha risposto alle provocazioni colpo su colpo. Rory McIlroy ha imbucato un putt e ha indicato tre persone, o settori, del pubblico di casa uno dopo l’altro. «F*** you, f*** you e f*** you», ha detto. Su un altro green, in un momento di rivalsa, si è rivolto direttamente a chi stava dietro le corde: «Vieni, se pensi di essere abbastanza forte» o «Se vuoi, ti aspetto». In pratica stava sfidando il pubblico.
E se fosse stato un calciatore a reagire così?
E, tutto sommato, questa sfida è piaciuta a tutti. Non gli insulti, perché quelli hanno oltrepassato il limite dell’accettabile. Ma la reazione sì. La sfida, la rabbia, il modo in cui i golfisti europei hanno risposto colpo su colpo. Ora immaginate se fosse accaduto nel calcio. Immaginate se, ogni volta che i giocatori affrontano insulti come quelli ricevuti dai golfisti europei, reagissero nello stesso modo. «F*** you, f*** you e f*** you.» «Vieni se pensi di essere duro abbastanza.» Ci sarebbe scandalo. Punizioni dall’alto. Non contro i tifosi, ma contro i giocatori.
I calciatori sopportano tutto ogni volta che scendono in campo. E non una volta ogni quattro anni in una trasferta particolarmente ostile. No, ogni partita, praticamente ogni minuto. E solo se c’è un elemento razziale negli insulti ci preoccupiamo davvero. In quel caso si fanno arresti, ed è giusto. Il resto, invece, è considerato il prezzo da pagare per fare i calciatori. Sono ben pagati, quindi devono sopportarlo. E va bene così. Anzi, se un giocatore, un allenatore o un membro dello staff reagisce a una provocazione, è lui a finire nei guai.
Simeone artista delle provocazioni
Il 17 settembre, il Liverpool ha battuto l’Atletico Madrid 3-2 in Champions League. Il gol vittoria è stato segnato nel finale da Virgil van Dijk dopo che i madrileni erano risaliti da 0-2. Alla fine c’è stato un alterco tra l’allenatore dell’Atletico, Diego Simeone, il suo staff e alcuni tifosi vicino alla panchina; in particolare uno, che in seguito si è identificato come Jonny Poulter. Questa la spiegazione di Simeone in conferenza stampa: «Non abbiamo diritto di replica o di reazione. Non è mai un bene quando noi allenatori reagiamo, vero? Siamo persone sotto i riflettori e dobbiamo comportarci bene. Ma se ci sono commenti contro il razzismo o insulti, possiamo arrabbiarci e rispondere. Gli allenatori vengono insultati per tutta la partita. Non entrerò nei dettagli degli insulti. So cosa è successo dietro la panchina. Quando hanno segnato il terzo gol, lui si è girato e mi ha insultato. Sono una persona, sono umano.»
E questa la versione di Poulter, pubblicata sui social: «Riguardo a ciò che è successo ieri con il signor Simeone, penso che sia un po’ un codardo. Non c’è stato nulla di razzista da parte mia o di altri. Ho ricevuto messaggi ovunque: “Che cosa hai detto?” Non ho detto altro che, ‘Wha-hey, f*** off, abbiamo vinto’, come si fa. Ma lui aveva fatto lo stesso con noi. Quando hanno pareggiato, il suo vice si è girato verso di noi esultando e ovviamente lo abbiamo chiamato ‘shithouse’ e altro. E sì, il suo vice è venuto e mi ha sputato addosso.»
Alla Ryder Cup i golfisti europei hanno assaggiato ciò che i calciatori vivono ogni settimana
Simeone e il suo staff non sono mai stati sinonimo di “vacanza a Marbella” a bordo campo. L’Atletico è noto per le arti oscure del mestiere e questo deriva direttamente dal suo allenatore. Se c’è un tecnico capace di attirare l’ira del pubblico avversario, è lui.
Alla Ryder Cup i golfisti europei hanno assaggiato ciò che i calciatori vivono ogni settimana: abusi, provocazioni, pressioni continue. Ed è stato giudicato terribile. In realtà, rispetto a ciò che sopportano i calciatori, i golfisti sono i veri gentiluomini; i calciatori, in con