I dati bancari nessuno se li fila più, il vero oro sono i dati che raccogliamo quando facciamo sport (El Mundo)
L'inchiesta: "Copriamo il pin al bancomat ma pubblichiamo i nostri battiti cardiaci. Non conosciamo davvero il valore dei dati biometrici per grandi aziende e mercato nero"

Italys Jannik Sinner plays a forehand return to Canadas Felix Auger-Aliassime during their men's singles semifinal tennis match on day thirteen of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 5, 2025. (Photo by KENA BETANCUR / AFP)
Jannik Sinner e Iga Swiatek, Charles Leclerc, Mikaela Shiffrin e tutta la squadra del Manchester City. Indossano tutti un dispositivo che si chiama FocusCalm, che serve a misurare le onde elettroencefalografiche, uno dei tanti dati che ormai vengono usati per la definizione personalizzata degli allenamenti: analizza picchi di stress o mancanza di concentrazione durante gli sforzi. Secondo un’inchiesta di Hunterbrook Media, il governo cinese ha avuto accesso alle informazioni di questi dispositivi. Non è scoppiato alcuno scandalo, ma El Mundo ha approfondito la questione più generale: “Sappiamo davvero quanto siano importanti i nostri dati biomedici?”. La risposta in breve è che valgono più dei dati bancari, ormai.
“Oggi, 543 milioni di dispositivi indossabili, tra cui smartwatch, fitness tracker e auricolari, vengono utilizzati in tutto il mondo, generando oltre un trilione di dati all’anno – scrive il quotidiano spagnolo – Frequenza cardiaca, saturazione di ossigeno, temperatura corporea, pressione sanguigna, livelli di glucosio, ritmi del sonno e persino livelli di stress sono tutti indicatori di salute accessibili a chiunque. Un braccialetto che costa solo 40 o 50 euro fornisce un check-up completo.
“Questi dispositivi rappresentano un’opportunità, ma presentano anche dei pericoli – spiega Ricard Martínez, direttore della Cattedra di Privacy e Trasformazione Digitale presso l’Università di Valencia e membro del gruppo di esperti sui diritti digitali presso il Ministero dell’Energia, del Turismo e dell’Agenda Digitale. – Copriamo il nostro pin quando preleviamo denaro da un bancomat ma pubblichiamo i nostri battiti cardiaci. Non conosciamo davvero il valore di quei dati”.
“Per i data broker (società dedicate alla raccolta di informazioni online) e per il mercato nero, ci sono dati come documenti d’identità, indirizzi o persino informazioni sui conti bancari che hanno già perso valore a causa della loro esposizione. I dati sanitari, d’altra parte, sono molto preziosi perché sono più protetti“, dice Samuel Parra, avvocato specializzato in protezione dei dati. Uno studio della società americana di sicurezza informatica Trustwave ha rivelato che i numeri di carta di credito potevano essere acquistati sul deep web per soli cinque dollari; una cartella clinica, invece, costava più di 250 dollari.
“Una compagnia assicurativa può usare i nostri dati sanitari per aumentare i nostri premi, ad esempio. Con questi dati, una clinica privata può rilevare che soffriamo di una patologia e offrirci pubblicità per un test specifico o persino un trattamento”. I dati biomedici rappresentano la quadratura del cerchio del controllo del consumatore.
“Se molte aziende, soprattutto giganti come Google o Meta, conoscevano già la nostra età, il nostro peso e la nostra altezza, dove viviamo, con chi condividiamo le nostre relazioni, dove lavoriamo, quanto guadagniamo, quanto spendiamo e centinaia di altri dettagli personali, ora sanno anche come ci sentiamo: se facciamo esercizio fisico, se soffriamo di ipertensione, se dormiamo male, se siamo nervosi… Il profilo è ora completo”, continua El Mundo.