Cinquant’anni fa, sparì il nero dalla divisa dei portieri: Dino Zoff scelse il verde pisello (Secolo XIX)
La Panini fu colta in contropiede dalla decisione della Figc: aveva già scattato le foto per tutte le figurine in nero. Albertosi in giallo era una delle poche precedenti eccezioni

1979 archivio Storico Image Sport / Milan / Enrico Albertosi / foto Aic/Image Sport
Il 5 ottobre, domani, non è un giorno qualsiasi per il calcio italiano. È quello che ne ha cambiato i colori per sempre e domani saranno passati 50 anni da “quel” 5 ottobre 1975. Prima giornata del campionato di Serie A, seconda di quello di Serie B, e prima giornata del divieto per i portieri di vestirsi di nero. Lo ricorda un articolo di Damiano Basso sul Secolo XIX.
Fine di un mito: il ragno nero Fabio Cudicini
Una decisione assunta dieci giorni prima a Viareggio dalla riunione degli arbitri in vista dell’inizio del campionato, per evitare i conflitti cromatici del nero su nero che potevano generare errori e confusione. Decisione subito ratificata dalla Figc, che creò qualche problema ai club considerato lo scarso preavviso. Alcune maglie dei portieri quella domenica sembrarono a molti un po’ improvvisate. Il nero era consentito solo per polsini e colletto. In realtà, bisogna precisare che l’Italia era rimasta quasi l’ultima nazione a consentire ai portieri di indossare il nero. Negli altri grandi campionati e anche nelle coppe europee, già da un po’ tra i pali erano comparsi i colori e il più noto era sicuramente l’olandese Jan Jongbloed. Anche in Italia c’era qualche precursore che ci aveva visto lungo. Ricky Albertosi del Milan, già in giallo da un po’, ma nel suo caso e in quello di altre rare eccezioni erano scelte individuali ed estemporanee. È stata la fine di un’epoca cromatica, ma anche la morte di alcuni soprannomi. Un altro Fabio Cudicini, dopo quel 5 ottobre 1975, non si sarebbe più potuto guadagnare l’appellativo di “Ragno Nero”.
I colori scelti dai portieri
Nelle foto e nei giornali dell’epoca, ma soprattutto in televisione, il bianco e nero faceva ancora la sua grande parte. Qualcosa aveva lasciato intuire il cambiamento. Il portiere della nazionale Dino Zoff, al Comunale contro il Verona, scelse il verde pisello, mentre il collega Ginulfi il grigio. Stesso colore per Massimo Cacciatori della Sampdoria, che quella domenica ospitava la Lazio e perse 1-0 per il primo gol assoluto in A del diciannovenne Bruno Giordano, al 90°, un tiro secco che rimbalzò su Orlandi e Bedin, traendo in inganno Cacciatori in grigio. Arbitro Barbaresco di Cormons, ovviamente in nero.
La Panini colta in contropiede dalla scelta
La rivoluzione cromatica e regolamentare fu così improvvisa che colse di sorpresa anche la Panini: a quei tempi l’album dei calciatori usciva già in autunno e la maggior parte dei portieri nelle figurine era in maglia nera, perché molte fotografie erano state scattate prima di quel 5 ottobre. Le eccezioni in Serie A erano Franco Mancini del Bologna in rosso, Franco Superchi della Fiorentina e Luciano Castellini del Torino in verde, Felice Pulici della Lazio e Alberto Ginulfi del Verona in grigio, Albertosi del Milan in giallo.
Quanto agli arbitri, la rivoluzione per loro fu il Mondiale negli Usa del 1994, con lo sdoganamento del colore anche per i fischietti: divise blu, celesti, fucsia. In Italia, in Serie A, la prima eccezione c’era stata nel 1990/1991, quando la Juve in 3 o 4 occasioni utilizzò una divisa interamente nera. La cosa costrinse gli arbitri a vestirsi di rosso, e nel 1993/1994 la stessa cosa successe con il Venezia in Serie B. Ma da quel Mondiale in avanti le “giacchette nere” gradualmente diventarono colorate e ormai da tempo in ogni campionato hanno a disposizione divise di due o tre colori, da scegliere in base a quelli delle due squadre e dei portieri nella partita che andranno a dirigere.