Brignone: «Prima di metà novembre non so se ci sarò alle Olimpiadi, non credo nella fortuna ma nel duro lavoro»

A Sky: «Mi restano due grandi sogni: essere al via come atleta e avere l'onore di sfilare con la bandiera italiana durante la cerimonia di apertura a Milano».

Brignone

Beijing (Cina) 07/02/2022 - sci / Olimpiadi Beijing 2022 / foto Imago/Image Sport nella foto: Federica Brignone

In vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 che si terranno a febbraio, la sciatrice Federica Brignone ha dichiarato che non tornerà sulla neve prima di novembre, in seguito all’infortunio al crociato.

Le dichiarazioni di Brignone

Le sue dichiarazioni a Sky Sport:

«Le sfide più difficili sono quelle che mi spingono a dare sempre il 100%. Mi restano due grandi sogni: essere al via come atleta e avere l’onore di sfilare con la bandiera italiana durante la cerimonia di apertura a Milano, la mia città natale. Vivere un’Olimpiade in Italia è qualcosa di straordinario. Per me sono sicuramente un grande obiettivo».

«Il mio percorso sulla neve ricomincerà non prima di metà novembre, solo allora potrò essere più precisa. Prendo la mia energia dalle sfide e dal desiderio di volermi migliore tutti i giorni ed è questo quello che mi dà più forza. Non sono una persona che crede molto nella fortuna, ma credo nel duro lavoro e nel costante impegno giorno dopo giorno per riuscire migliorarsi sempre».

La sciatrice: «Ho sempre lavorato col dolore alla gamba: per le sfide difficili bisogna un po’ forzare»

Al CorSport:

«Da quando ho fatto l’intervento mi sono trasferita a Torino al J Medical con ottimi professionisti e faccio una media di 7 ore di riabilitazione e fisioterapia al giorno. Ci sono cose che stanno andando alla grande e altre per cui faccio più fatica. Purtroppo l’incidente è stato veramente brutto ma sono abbastanza positiva e sto davvero lavorando tantissimo. Se si vuole fare qualcosa di grande nella vita bisogna comunque sempre un po’ forzare. Io ho dovuto rispettare la mia gamba, anche perché non avevo alternative ma ho sempre lavorato con dolore. Se avessi ascoltato il mio corpo, probabilmente sarei ancora seduta su una sedia. Se si vogliono affrontare sfide difficili, bisogna andare fuori dalla zona di comfort».

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