Addio James Senese: ha suonato per gli outsider, ha sottratto la musica alla globalizzazione melodica
Era un Napolide che accarezzava ed esaltava il senso e l’orgoglio d’essere napoletani. I Napoli Centrale erano proprio questo: un napolicentrismo divergente, non da offrire ai media

Addio James Senese: ha suonato per gli outsider, ha sottratto la musica alla globalizzazione melodica
Se c’è stata una linea che ha unito i sobborghi di Partenope, da Piazza Garibaldi fino al quadrivio di Arzano e a Scampia, quella è la musica degli anni Settanta. Una musica che, inciampando, si è spinta fino ai Campi Flegrei, a Pozzuoli, passando per le fumerie dell’Ilva e dell’Italsider.
Quel sassofono che penetrava i pregiudizi era figlio di una guerra che non aveva risparmiato niente e nessuno, ma che aveva proiettato una Napoli bombardata in una megalopoli multietnica. Nero, potente, nero. Senese incarnava la ribellione ai cliché italici ed era un ‘Napolide’ – per dirla alla Erri De Luca – che accarezzava ed esaltava il senso e l’orgoglio d’essere napoletani.
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Attraverso il rock progressive, la continua sperimentazione e la ricerca, scacciava via la Napoli degli anni ’80, ribaltata e capovolta da terremoto, tangenti ed eroina. Lui era il centro della ricerca più pura di un sound che potesse essere trasversale, mai commerciale. I Napoli Centrale erano proprio questo: un napolicentrismo divergente, non da offrire ai media o ai caratteristi del teatro giornalistico. Napoli è Centrale anche nei suoi margini, nei suoi bordi. I confini della polis si erano arresi; la periferia e le frazioni si caricavano a spalla la sua melodia. Dalla campagna di Miano e Piscinola fino al cuore d’Italia e d’Europa.
Ha suonato per gli outsider, da underdog qual era, ha sottratto la musica alla globalizzazione melodica. Ha ricercato fino all’ultimo il soul, non inteso come genere, ma come anima al servizio del suo fiato.
Con James Senese se ne va un pezzo pregiato della nostra cultura, della nostra storia. Una voce controcorrente per necessità, per devozione, che ci ha lasciato un’eredità e una testimonianza di grandezza artistica che vanno preservate e ricordate.
Addio James, hai suonato la rivoluzione napoletana.










