Adani: «Contro l’Inter Conte ha tenuto una cattedra concettuale, una lezione di calcio con Neres centravanti»
A Viva el Futbol: «Il Napoli, pur con una rosa inferiore, ha avuto una strategia calcistica diversa. Ha lasciato il pallino all'Inter, per poi recuperare palla e allargare il gioco»

Db Milano 28/06/2022 - presentazione palinsesto Rai stagione 2022-2023 / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Daniele Adani
Lele Adani, ex difensore ed oggi opinionista sportivo, ha commentato Napoli-Inter nel corso di Viva el Futbol. Ecco le sue parole.
Le parole di Adani
«Ci sono pochi dubbi: l’Inter è la squadra più forte e contro il Napoli partiva favorita, ancora di più dopo mezz’ora che si è infortunato De Bruyne. L’Inter aveva nove undicesimi della squadra che quattro mesi fa ha giocato la finale di Champions League, non c’era competizione tra le due squadre in campo. È normale che l’Inter sia stata superiore per larghi tratti della partita, anche perché il Napoli aveva tante assenze. L’Inter è arrivata al Maradona dopo sette vittorie di fila, mentre il Napoli aveva i 6 gol di Eindhoven sul groppone.
Sul modo di approcciare la partita:
«Lucca, che aveva avuto una maglia da titolare in Olanda e a Torino, non ha saputo difenderla. Si è inventato un giocatore come centravanti, cosa che secondo me non aveva nemmeno fatto nelle partitelle d’allenamento, eppure ha fatto tutto quello che doveva. Il Napoli non può costruire, cioè non ha la punta su cui poggiarsi, non ha il metronomo che palleggia. Doveva costruire delle situazioni di riaggressione, come nella situazione del rigore – chiaramente discusso – e del secondo e terzo gol, soprattutto il terzo gol, meraviglioso, nato da un cinque contro tre in controllo dell’Inter»
«In quella giocata c’era Anguissa, che fa il finto centravanti, si butta e ribalta il campo, e Neres che lavora di sponda in condizioni che non conosce. Lui non conosceva quelle giocate, ma è riuscito a sorprendere il mal posizionamento dell’Inter inventandosi non un palleggio per allargare gli spazi, ma una riconquista per attaccare in profondità. L’Inter, se non rientra bene, rimane pigra, non attenta, e non legge quest’unica soluzione che aveva Conte. Ripeto, Conte in quel momento ha fatto qualcosa che io definisco una cattedra concettuale dentro le varie partite dentro la partita»
«Il Napoli, pur con una rosa inferiore, ha avuto una strategia calcistica diversa, sapendo di non poter dominare la partita. Ha lasciato il pallino all’Inter, per poi recuperare palla e allargare il gioco, con Neres che andava ad attirare i difensori avversari in zone del campo complicate, così da favorire gli inserimenti di McTominay e Anguissa. I gol sono nati tutti da riconquista bassa o alta del pallone, non dalla costruzione di gioco».
«Vi giuro, non lo avrei mai creduto: quando l’Inter segna il 2-1 su rigore con Calhanoglu al 55′, dopo non è mai più stata pericolosa. Tutti lì hanno pensato che l’Inter avrebbe potuto ribaltare la partita, invece non ha più tirato in porta. Il Napoli ha finito la partita palleggiando, facendo torello all’Inter».
Sul momento dell’Inter
«Il Napoli ha mandato segnali spegnendo l’entusiasmo dell’Inter che secondo me non è stata concentrata, produttiva, ed è rimasta disattenta anche fino alla fine, in una condizione che era impensabile. È lì che Conte, inteso come capoquadra, ha dato lezione, e questo non toglie nulla a Chivu, che rimane un allenatore bravo, un comunicatore eccellente, un uomo libero e chiaramente riconosciuto dalla squadra come allenatore di livello già alto».
«Per me questo è perché andranno a lavorare, attenzione, già quando vi dico: tu non riconosci i suoi errori. Già Chivu ha detto subito che non dobbiamo pensare a litigare, non dobbiamo pensare a sprecare energie, non dobbiamo stare attenti nelle marcature, perché l’allenatore forte riconosce il più forte. Conte è stato più forte – non di Chivu – della partita, dell’evento. Conte, ragazzi, ha dominato l’evento. Questa è la verità, nelle situazioni spente, nella scelta, nella strategia e nelle tempistiche».
«Credo e credo ti dico una cosa: tolto quell’episodio del rigore, che è un episodio chiaramente che ogni settimana ormai ogni giornata di campionato ne parliamo tre o quattro di situazioni, tra l’altro tutte diverse e tutte sbagliate, chi ha guardato la partita oltre a quella situazione ammette che il Napoli è stato superiore. Chi è obiettivo? E non parlo di possesso perché non c’è condizione per giocare alla pari. L’abbiamo ridetto, lo ridiciamo: non c’è condizione. Allora devi fare con quello che hai. E con quello che hai, il Napoli ha fatto una super partita, una super partita»
«E l’Inter, inteso come Inter che abbiamo visto conoscere già di Chivu, che è quella sintesi e quella giunta che abbiamo raccontato in queste settimane, è quel valore che già ha permesso all’Inter di essere subito di nuovo grande, nonostante il cambio di guida tecnica, anche un po’ rocambolesco, grazie a Cristian Chivu. Ma sulla partita, il vero osservatore, anche l’appassionato, anche quello che ragiona più di pancia che di testa, tifoso dell’Inter, sa che la partita persa è grave per l’espressione tecnico-tattica, strategica, temperamentale e soprattutto come lezione superficiale».
Sul Var
«Torna il giochino. Il giochino cos’è? Mettiamo gli ex giocatori al Var. Ora vi faccio una domanda, sinceri, eh, sinceri. Qua siamo in tre ex giocatori. Ci convocano, ci dicono: fate un corso di sei mesi, qua c’è l’autostipendio, ok, e siete tra i candidati, vi mettete come ci sono gli opinionisti, gli allenatori, i direttori sportivi e diventate, nel 2026-2027, Varisti. Io ve lo dico, ragazzi, io non lo faccio. Io non lo faccio, Anto, io non lo faccio. Io non faccio quel mestiere e voglio, e in sincerità, lasciate stare voi. Mi dovete dire quali degli ex giocatori lo vanno a fare con professionalità, perché è un mestiere ingrato. E ragazzi, ve lo dico con umiltà e rispettando chi sbaglia ogni volta: o son tutti assurdamente sbagliati e inadeguati, incompetenti, ragazzi, o senò rendetevi conto, è veramente difficile perché nessuno vuole sporcare il calcio»
«Se il Var fosse una cosa giusta, il Var è un consulto tra arbitri: arbitro in campo, arbitro al monitor. Ok? Se il Var è A, l’arbitro è A, il Var è B, B chiama A e va a vedere al monitor, perché non può dire “Non sono d’accordo con te, dove c’è scritto?”. Invece, ragazzi, cosa accade? Quando l’arbitro arriva al Var, l’arbitro sparisce dalla terra. Ieri Mauro Bergonzi ha detto che questa cosa cambierà, cioè anche chiamato, l’unica cosa cambierà, perché lui dice che l’arbitro non è detto che dia ragione al VAR».











