La mamma di Mbappé: «Quando i tifosi lo acclamano o lo fischiano, è allora che perdi tuo figlio. Appartiene a tutti tranne che a te»

Fayza Lamari a L'Equipe: «Ho capito presto che non si tratta di persone, ma di quanto costi o di quanto riesci a generare. Perché un club valorizzasse nostro figlio, l'unico modo era che pagassero caro»

mamma mbappé Lamari la mamma di Mbappé

Paris Saint-Germain's Kylian Mbappe's parents, Wilfrid Mbappe (R) and Fayza Lamari (L) attend the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and RC Lens at the Parc des Princes Stadium in Paris on August 26, 2023. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

La mamma di Mbappé: «Quando i tifosi lo acclamano o lo fischiano, è allora che perdi tuo figlio. Appartiene a tutti tranne che a te»

L’Équipe ha fatto una gran doppietta: una (splendida) intervista a Kylian Mbappé e una anche alla madre: la ormai famigerata Fayza Lamari. Mamma Mbappé si lascia andare, si sfoga anche un po’. Non sono risposte diplomatiche.

“Quando i tifosi lo acclamano o lo fischiano, è allora che perdi tuo figlio. Lui appartiene a tutti, tranne che a te. In realtà, a quel livello, non ha tempo per niente se non per il calcio. Quando vuoi davvero dedicarti a questo con passione, con serietà, non c’è molto tempo per altro. Non sono sicura che avrei voluto vivere così, ma è una sua scelta. Perché, al di là del pallone, non hai vita“.

“Non mi piace la parola icona. A volte mi spaventa, mi rattrista. Si parla solo di fama, ma poco delle aspettative che genera e di tutte le conseguenze. Sono più orgogliosa dell’uomo che è diventato che del giocatore”.

Proteggere un figlio che diventa “così potente”: “Una madre proteggerà sempre suo figlio, indipendentemente dall’ambiente in cui si trova, che sia al Real Madrid o in un ospedale di Bobigny. Una madre è una madre. Ma non è la fama che isola, è il giudizio”.

La mamma di Mbappé e il valore dei soldi

Lei gestisce anche le finanze del figlio: “Ho capito presto che non si tratta di persone, ma di quanto costi o di quanto riesci a generare. Quindi, rapidamente, perché un club valorizzasse nostro figlio, l’unico modo era che pagassero caro. Sapevamo fin da quando aveva 15 anni dove sarebbe andato. Quindi, con suo padre, eravamo lì solo per aiutarlo ad arrivare al Real Madrid. Quando ha rinnovato il contratto con il Psg (nel 2022), siamo stati noi a chiedergli di restare. È stata l’unica volta in cui siamo intervenuti. C’era molta pressione: ti dicono che se se ne va, licenzieranno i dipendenti, che ci sono problemi con i diritti televisivi, che è Parigi, che c’è il nuovo centro di allenamento, le Olimpiadi, la Coppa del Mondo… E il Psg era sulla buona strada per vincere la Champions League. Alla fine, tutto si è sistemato”.

La pressione è tantissima: “Non ero preparata. Ero così spaventata, non mi sentivo bene. Dalla sua prima partita di Champions League da titolare per il Monaco contro il Manchester City ho pensato: ‘È Justin Bieber!’. Ho preso 22 chili a causa dello stress tra quella partita e il passaggio al Psg (sei mesi dopo). Ora ho imparato a gestire questa vita. Ho comprato la mia calma, ho il mio posto dove ricaricarmi quando le cose non vanno bene”.

“Kylian è cresciuto con i nonni camerunensi, che parlano francese come nessun altro. Wilfrid dice che suo padre poteva vincere concorsi di oratoria. Poi, è cresciuto in un ambiente adulto, con undici zii e zie, un ambiente colto, con mia sorella insegnante e genitori nel mondo dello sport. Combinate questo con il suo cervello, che non è come quello di tutti, e otterrete quello che vedete sullo schermo. A 5 anni, conosceva a memoria l’intero repertorio di Aznavour… Non è una cosa comune”.

Ci sono famiglie che vogliono replicare il “Progetto Mbappé “: “Mi rattrista. I genitori sono vittime di questo sistema. Come si può biasimare un padre che accetta 100.000 euro quando la famiglia riesce a malapena ad arrivare a fine mese? Sediamoci e proteggiamo i nostri figli, perché in Francia abbiamo una vera fucina di talenti. A scuola, vorrei che fossero educati per essere uomini, non calciatori”.

I miei figli ora i guardo in tv, non sopporto più gli stadi. Ho passato la vita nel calcio. Quest’anno ho visto Ethan sul televisore e Kylian sull’iPad. Guardo entrambi, ma non ci vado. Altrimenti, la mia vita sarebbe sugli spalti. E non vedi la partita allo stesso modo. Pensi solo: lasciali giocare bene, o ci distruggeranno. Tra quello che ha scommesso 200 euro e l’ex giocatore diventato commentatore che vuole distinguersi alla radio, è complicato…”.

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