Buffon: «Parlai con Conte a Siena. Pensai: “O lo rinchiudono, o diventa uno dei più importanti allenatori nella storia del calcio»

Alla Gazzetta: «Allegri sa dare quella sfacciataggine che in certi momenti alla squadra fa molto bene per superare determinati limiti e step»

Buffon

Db Milano 15/10/2014 - conferenza stampa Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Antonio Conte-Gianluigi Buffon

Buffon: «Parlai con Conte a Siena. Pensai: “O lo rinchiudono, o diventa uno dei più importanti allenatori nella storia del calcio»

Buffon parla di Conte e Allegri in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. L’intervista è di Andrea Ramazzotti.

Quando nel 2011 è tornato a Torino per allenare la Juventus, cosa l’ha colpita di lui?
«La determinazione feroce che aveva e la chiarezza nella trasmissione dei concetti».

C’è una frase di Conte che le è rimasta in mente?
«In una delle prime riunioni, forte del suo sapere calcistico e della sua preparazione, ci disse: “Questo tipo di giocate si fa in questo modo. Se avete dei dubbi me li chiedete e vi darò la spiegazione che cercate. Se non ve la darò, significa che vi sto prendendo in giro e questo non accadrà mai».

C’è un particolare grazie al quale ha capito che Conte sarebbe diventato un grandissimo allenatore?
«Nel 2005-06, a tre giornate dalla fine, abbiamo vinto a Siena e Antonio era il secondo del Siena. A fine incontro mi sono fermato a parlare una decina di minuti con lui e quando l’ho salutato mi sono detto: “Questo o lo rinchiudono (ride, ndr) o diventa uno dei più importanti allenatori nella storia del calcio. E’ successa la seconda cosa».

Buffon e la sfacciataggine di Allegri

Passa ad Allegri. Cosa ha dato ad un gruppo reduce da tre scudetti di fila che con Max ha vinto altri cinque tricolori, varie coppe e raggiunto due finali di Champions?
«Quella sfacciataggine che in certi momenti alla squadra fa molto bene per superare determinati limiti e step. E poi ci ha restituito una routine più soft durante gli allenamenti e la settimana. Probabilmente sono stati degli ingredienti perfetti per allungare il ciclo e vincere ancora».

Una frase di Allegri che le è rimasta in mente?
«Vi racconto due aneddoti: il primo è legato alla Champions League e allo 0-0 a fine primo tempo della prima gara del girone del 2014-15 contro il
Malmö. Entrò nello spogliatoio e ci vide in affanno, così ci disse di stare sereni perché giocando a calcio, quella gara l’avremmo vinta 3-0 o con almeno due gol di scarto. Le sue parole ci liberarono da complessi e dal peso che la Champions aveva sul gruppo complici le delusioni delle stagioni precedenti. Alla fine, vincemmo 2-0 (doppietta di Tevez, ndr) e per lo spogliatoio fu un toccasana sentire che allenatore diceva quelle cose. Il secondo aneddoto invece è legato a qualcosa che ha fatto: aveva sempre giocato con la difesa a quattro, ma arrivato a Torino non ha stravolto nulla. I cambiamenti li ha fatti con il passare del tempo, dimostrando intelligenza». 

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