I test da marines per verificare se puoi giocare in Premier League (Athletic)
Un giornalista si sottopone ai test atletici dei calciatori di Premier e scopre l'altissimo livello richiesto. Micky van de Ven corre a 37 km/h

Nottingham Forest's New Zealand striker #11 Chris Wood (C) celebrates with Nottingham Forest's Swedish midfielder #21 Anthony Elanga (up) after scoring their third goal during the English Premier League football match between Leicester City and Nottingham Forest at King Power Stadium in Leicester, central England on October 25, 2024. (Photo by Darren Staples / AFP) /
Essere in forma non basta. Per giocare in Premier League serve un livello atletico superiore, quasi disumano, fatto di potenza esplosiva, simmetria muscolare e velocità di reazione. A dimostrarlo è stato l’esperimento di Eduardo Tansley, giornalista di The Athletic, che si è sottoposto a una serie di test fisici professionali nello stesso centro usato da metà delle squadre del massimo campionato inglese.
Il test si è svolto al Pennyhill Park, nel Surrey, quartier generale della nazionale inglese di rugby e sede di 292 Performance, un centro che collabora con oltre 10 club di Premier League. Qui ogni anno centinaia di calciatori professionisti si sottopongono a esami di forza, potenza e biomeccanica per monitorare la propria condizione. L’obiettivo? Confrontare un uomo allenato, ma non professionista, con i parametri richiesti per competere nel campionato più intenso del mondo.
I giocatori di Premier sono uomini bionici
La prima fase ha riguardato la mobilità articolare e la stabilità posturale, con affondi, rotazioni e marce sotto osservazione. Risultato: buoni movimenti di base, ma poca fluidità rispetto ai calciatori di Premier League. Questa parte, spesso trascurata dagli amatori, è in realtà decisiva per prevenire infortuni e migliorare la qualità del gesto tecnico. Il salto verticale massimo è stato di 33,7 cm per Tansley, contro i 39 cm della media Premier e i 48 cm del top 5%. Indice di forza reattiva (RSI): 0,51, ben al di sotto dello 0,70 considerato standard tra i professionisti. Tradotto: un calciatore di Premier è in grado di assorbire e restituire forza in tempi molto più rapidi, qualità essenziale nei contrasti e nei cambi di direzione.
Micky van de Ven corre a 37 km/h
Negli sprint da 10 metri, Tansley ha registrato un tempo medio di 1,93 secondi e una velocità massima di 4,1 m/s. Parametri discreti, che lo collocano nella media delle persone testate da 292, ma lontani dai valori richiesti in Premier League. Il software di analisi biomeccanica ha inoltre mostrato asimmetrie nei movimenti e mancanza di efficienza nella spinta: un limite che, a quei livelli, non permette di competere. Secondo Opta, il difensore centrale del Tottenham Hotspur Micky van de Ven è stato il giocatore più veloce della Premier League la scorsa stagione, raggiungendo una velocità massima di 23,07 miglia all’ora (37 km/h). È stato seguito dal centrocampista del Manchester City Matheus Nunes (22,82 mph), poi dall’attaccante del Nottingham Forest e ora del Newcastle United Anthony Elanga (22,78 mph), dall’attaccante del Brentford Bryan Mbuemo, ora del Manchester United (22,76 mph) e dall’ala del Wolves Carlos Forbs (22,72 mph), che si è unito al Club Brugge quest’estate.
Un amatore non può competere
“Il calcio moderno è sempre più veloce e richiede atleti completi” spiega il preparatore Banks. “Non basta correre di più, bisogna correre meglio, con equilibrio e simmetria. Ogni squilibrio aumenta il rischio di infortuni e riduce la performance”. L’esperimento conferma che la Premier League non è solo il campionato dei grandi talenti, ma anche il torneo più esigente dal punto di vista fisico. Allenamenti mirati, analisi biomeccaniche, programmi personalizzati e tecnologie di ultima generazione sono ormai parte integrante della carriera di ogni calciatore. Per un amatore, anche in buona salute, il divario con un professionista resta incolmabile.