Toni Nadal: «Non ci sono più i Ferrer di una volta, i campioni oggi pensano solo agli Slam»

Sul Paìs: "Prima i più forti non perdevano mai a inizio torneo, erano più costanti. Ma ora è più difficile, perché si tira più forte e si sbaglia di più"

Nadal

Parigi (Francia) 11/06/2017 - Roland Garros / foto Panoramic/ Insidefoto/Image Sport nella foto: Rafael Nadal-Toni Nadal

Mettiamo Sinner e Alcaraz da parte, loro non contano. Sono “eccezioni”, scrive Toni Nadal. In assoluto, certo. Ma anche eccezioni di un fenomeno del nuovo tennis: i giocatori più forti che si fanno eliminare subito, che sono incostanti. A suoi tempi, ovvero ai tempi di quando faceva il coach del nipote Rafa, mica era così. “Quando ero in tour con Rafael – scrive sul Paìs – raramente vedevamo i migliori giocatori del circuito perdere nei primi turni delle competizioni, e quindi rimanevano nelle posizioni di vertice per anni. Non erano solo Federer, Djokovic, Murray o Rafael a non perdere mai ai blocchi di partenza; Wawrinka, David Ferrer, Del Potro, Tsonga e Berdych garantivano, di regola, di avanzare costantemente fino a eliminarsi a vicenda o a essere spodestati da uno dei pochi giocatori nella classifica immediatamente superiore”.

E ora, invece? Che succede? “Penso, prima di tutto, che ci sia un dato strettamente tennistico: l’altissima velocità con cui vengono giocati la maggior parte dei punti. La realtà è che oggi si commettono molti più errori di prima, avvengono frettolosamente e sono anche molto più clamorosi. L’altissima potenza esercitata su ogni scambio fa sì che qualsiasi minimo disallineamento nel movimento possa portare alla completa perdita di controllo della palla. La conseguenza immediata e naturale, ovviamente, è un gioco molto più instabile e un tennista che soffre di una minore fiducia in se stesso. Ferrer, Juan Carlos Ferrero e Andy Murray, per fare alcuni esempi , raramente sbagliavano i loro colpi quando erano in buona posizione. La loro velocità molto più controllata li ha resi giocatori stabili, tenaci e costanti”.

“L’altra causa è più emotiva o il risultato dei tempi che cambiano, non ne sono del tutto sicuro. Oggigiorno, sembra che i giocatori di alto livello, quelli che ho menzionato all’inizio di questo articolo, si preoccupino solo di ciò che accade nei tornei del Grande Slam. La loro lotta e la loro preoccupazione principale è farsi un nome in uno dei quattro eventi principali dell’anno, dando poco valore e attenzione agli altri tornei. Le loro sconfitte nei tornei minori li influenzano a malapena, e quando continuano a comportarsi in questo modo, ciò porta a un calo della preparazione e, senza dubbio, a una peggiore predisposizione ad affrontare le situazioni complesse che inevitabilmente si presenteranno nei Major”.

“Se i tennisti di oggi combattessero con la stessa tenacia dimostrata da Ferrer in ogni torneo, a prescindere dal club di appartenenza, progredirebbero allo stesso modo e con la stessa affidabilità di sempre. E, soprattutto, probabilmente acquisirebbero più fiducia in se stessi e perderebbero meno partite”.

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