Davide Ancelotti, Textor lo vorrebbe sulla panchina del Botafogo (Globoesporte)

Il presidente del club brasiliano vorrebbe il figlio di Carletto, ora assistente del padre. La Federcalcio brasiliana non è stata ancora consultata per un possibile ingaggio.

Davide Ancelotti Clásico

Real Madrid's Italian coach Carlo Ancelotti (L) and Real Madrid's Italian assistant coach Davide Ancelotti at the Wanda Metropolitano stadium in Madrid on May 8, 2022. (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)

Il presidente del Botafogo Textor avrebbe sondato Davide Ancelotti, figlio e vice di Carletto nel Brasile, per dargli la panchina del club.

Il Botafogo vorrebbe Davide Ancelotti in panchina

Globoesporte scrive:

Alla ricerca di un successore di Renato Paiva, il Botafogo ha dato appuntamento a Davide Ancelotti. Il figlio di Carlo non ha precedenti esperienze come primo allenatore di una squadra. La Federcalcio brasiliana non è stata ancora consultata per un possibile ingaggio. Paiva è stato esonerato domenica scorsa, meno di 48 ore dopo l’eliminazione del Botafogo contro il Palmeiras nel Mondiale per club; l’insoddisfazione di John Textor ha pesato. A 35 anni, Davide ha lavorato da assistente anche in altri club, come Bayern Monaco, Napoli ed Everton. 

Il figlio di Carletto: «L’arrivo in Brasile è stato scioccante. Sogno di allenare il Real, Florentino lo sa»

«L’arrivo in Brasile è stato scioccante. Si nota che stanno giocando per qualcosa di più grande rispetto a un club. Ci sono molti rituali, si genera un’atmosfera diversa e c’è poco tempo, tutto è più concentrato ed è molto più costruito per tentativi. È stato tutto molto scioccante e molto bello. Seguirò da vicino i giocatori che sono qui in Spagna. Dobbiamo essere consapevoli di tutti.»

Il rapporto padre-figlio nella gestione di una squadra:

«Non ci sono limiti tra noi quando parliamo, c’è la fiducia tra padre e figlio che rende tutto più facile, quando necessario mi manda anche a quel paese. Non c’è rancore, è un’atmosfera di sfida costante. Conosco i suoi “no”, quelli che mi danno la possibilità anche di andare avanti e quelli che so che sono definitivi. Mi ha dato tante opportunità, mi ha fatto crescere, migliorare. Il mio cognome mi ha sicuramente aperto molte porte ma ho sempre cercato di ottenere rispetto di chi lavora con me, che è la cosa più importante. Durante la partita lo chiamo papà, ma a volte anche mister».

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