Ceccon: «Sinner a Wimbledon ha vinto 3,5 milioni. Nel nuoto se ti va bene ne prendi 15.000»
A "D di Repubblica": "Sono un suo grande fan, soldi meritatissimi. Noi siamo squali, ma restiamo pesci piccoli"

Italy's Thomas Ceccon reacts after winning the final of the men's 100m backstroke swimming event during the Paris 2024 Olympic Games at the Paris La Defense Arena in Nanterre, west of Paris, on July 29, 2024. (Photo by Jonathan NACKSTRAND / AFP)
Thomas Ceccon è attualmente l’unico primatista mondiale del nuoto italiano (51”60 sui 100 dorso nel 2022). Ha vinto l’oro olimpico a Parigi. Un argento e un bronzo a Tokyo 2020. Quando parla non si tiene. E a D, il magazine di Repubblica, dice: “Sono diventato un grande fan di Sinner anche perché ogni suo incontro è ben segnalato. Il tennis è uno sport seguitissimo, dagli sponsor e dalla tv. È quasi a ciclo continuo, resta per ore e per giorni sul piccolo schermo. Perdi un match? Puoi rifarti la settimana dopo. Chi vince Wimbledon guadagna 3 milioni e mezzo di euro, meritatissimi, per carità, ma non c’è confronto con una gara di nuoto dove se ti va bene prendi 15mila dollari. E dove magari ti confondono con un altro. Siamo squali, ma restiamo pesci piccoli”.
E’ scappato per 4 mesi ad allenarsi in Australia: “Avevo bisogno di fuggire, ma è stato uno sbalzo emotivo enorme. Per la prima volta sono andato via da solo, alloggiavo presso una signora e mi cucinavo. Nulla di speciale, molte proteine e tanto tonno in scatola. Ho mangiato e bruciato di più. E spesso ho anche ordinato fuori le cene, perché ero stremato dalla fatica. Mi sono adeguato al gruppo di Dean Boxall con cui lavoravo. Lui è un allenatore molto famoso, eravamo circa 18 persone. Sveglia alle 5.30, niente riposo pomeridiano, io alla siesta ero abituato, palestra tre volte a settimana, molti chilometri in acqua. Ero stanchissimo, soprattutto all’inizio, alla sera crollavo, alle 22 a nanna. Proprio io che sono insonne, che vado a letto alle sei di mattina, che litigavo con la notte. Lì invece cadevo fulminato. L’Australia mi ha aiutato a svuotarmi la testa, è un’esperienza che consiglio”. In Italia “nessuno ti saluta o ti ringrazia, ognuno per la sua strada, tutto è dato per scontato. In Italia l’aria è cupa e pesante, capisco chi a 18 anni fugge via in cerca di spensieratezza. Appena rientrato sono ripiombato nella solita atmosfera, maleducata direi”.
“Mi hanno buttato in acqua a tre anni e lì sono rimasto. Mai fatto niente oltre al nuoto. I weekend della mia gioventù li ho passati sul divano a riposarmi. Avrei potuto uscire, nessuno me lo impediva, ma sul divano stavo bene, nessuna vergogna. Non sono uno sdraiato, ho fatto sacrifici, non solo io, anche i miei. Vengo da una famiglia normale, mio padre Loris è infermiere, per me ha fatto i doppi turni al lavoro. Ho un fratello più grande, Efrem, oggi anche lui infermiere, sono entrato in piscina per imitarlo, nuotava anche lui”.