Wimbledon dice addio ai giudici di linea, ora accompagneranno i tennisti in bagno (Times)
Dopo 148 anni, addio a un pezzo di storia. Una ex giudice ha creato persino uno spettacolo teatrale. «McEnroe ci ha reso migliori». E lui: «Senza di loro, sarei stato più noioso»

A line judge's chair is pictured during US Andre Agassi vs Andreas Seppi of Italy on the 2nd round of the Wimbledon Tennis Championships in Wimbledon, in south London, 29 June 2006. AFP PHOTO/GLENN CAMPBELL (Photo by GLENN CAMPBELL / AFP)
Wimbledon dice addio ai giudici di linea: ora accompagneranno i tennisti in bagno (Times)
Per la prima volta nei suoi 148 anni di storia, il torneo di Wimbledon vedrà l’assenza dei giudici di linea, affidandosi completamente alla tecnologia Hawk-Eye per le chiamate cruciali. Questa storica decisione allinea Wimbledon agli US Open e agli Australian Open; sta segnando un’evoluzione significativa nel mondo del tennis e suscita ovviamente reazioni contrastanti tra addetti ai lavori e appassionati. Solo al Roland Garros di Parigi resistono (“Quando i giocatori ci diranno che non vogliono più i giudici di linea, ci adegueremo” ha detto il presidente della Federtennis francese nell’articolo riportato da Il Tennis Italiano).
“Avrei meno capelli bianchi e avrei sprecato meno energia, presumo che sarei stato più noioso,” ha commentato John McEnroe, leggenda del tennis e ora commentatore, riflettendo sull’assenza dei giudici di linea. “È bello sapere che le chiamate sono precise. Ma c’è qualcosa nell’interazione che credo mancherà alla gente.”
I circa 300 giudici di linea che in passato calcavano i campi in eleganti divise Ralph Lauren saranno sostituiti da un team ridotto di 80 “assistenti di partita”. Questi avranno il compito di garantire il corretto svolgimento del torneo, accompagnando i giocatori per le pause bagno o i tempi morti medici, e intervenendo in caso di malfunzionamenti tecnologici. Ogni campo è dotato di un sistema indipendente, minimizzando il rischio di interruzioni generalizzate. In un improbabile scenario di crash totale, gli assistenti sarebbero pronti a riprendere il loro ruolo tradizionale sui campi principali.
La decisione, sebbene attesa dopo l’adozione diffusa della tecnologia negli altri Slam, si fa sentire maggiormente a Wimbledon dove la tradizione è un elemento intrinseco dell’evento. Malgorzata Grzyb, presidente dell’Associazione Britannica degli Ufficiali di Tennis, parla di: “un momento triste per molti di noi nell’ambiente arbitrale, anche se sapevamo che era solo questione di tempo. Tuttavia c’è il riconoscimento che la tecnologia sta diventando parte integrante del tennis, e dello sport in generale”.
Resta da vedere se il pubblico e i telespettatori come recepiranno la rimozione di quell’elemento umano che, come suggerisce McEnroe, ha spesso alimentato lo spettacolo sul campo.
Wimbledon e i giudici di linea: è diventato persino uno spettacolo teatrale
Ricorda il Times che
L’interazione tra giocatori e giudici di linea ha fornito materiale sufficiente a Pauline Eyre, ex giudice di linea di Wimbledon, per costruire un fortunato spettacolo comico che sarà in scena all’Edinburgh Festival e in tour nei tennis club.
“Penso sia un vero peccato che non vedremo più i giudici di linea a Wimbledon,” ha affermato Eyre al Times. “Lo sport sono esseri umani che fanno del loro meglio e a volte sbagliano. Sì, ci sono state volte a Wimbledon in cui avrei voluto che l’erba si aprisse e mi inghiottisse. Ma la maggior parte delle volte, Hawk-Eye ha confermato che facevamo quasi tutte le chiamate in modo impeccabile. È un lavoro molto specializzato e in genere eravamo molto bravi. E c’erano sempre due paia di occhi, il giudice di linea e l’arbitro, quindi se sbagliavamo, l’arbitro probabilmente avrebbe corretto.”
Eyre ha anche ricordato come alcuni giocatori, come Pete Sampras, fossero sempre grati per il lavoro dei giudici, mentre altri erano deliberatamente intimidatori. “Ero sempre la più giovane della mia squadra, quindi mi notavano un po’, e alcuni giocatori ci si accanivano. Si imparava presto ad essere assertivi e a ‘vendere’ la propria chiamata. Chiama in modo deciso, forte e chiaro, e la gente ti crederà di più.”
E McEnroe? La “bête noire” della comunità arbitrale? “In realtà penso che ci abbia reso più professionali,” ha ammesso Eyre. “Nessuno aveva mai messo in discussione le chiamate di linea prima di lui e, di conseguenza, credo che l’allenamento sia diventato più rigoroso e gli standard siano stati elevati. Sembra strano dirlo, ma probabilmente ci ha resi migliori. Credo che gli mancheranno i giudici di linea a Wimbledon, ora che non ci sono più.”