Sinner non sarà mai adorato dal pubblico come Alcaraz, questa partita ha seppellito l’era dei Big Three (Guardian)
"La tigna con cui Sinner è andato a prendere ogni palla corta del quinto set è la materia di cui è fatto il grande sport, il grande teatro, le grandi rivalità"

Parigi 08/06/2025 - finale Rolland Garros / foto Psnewz/Image Sport nella foto: Jannik Sinner
Sinner non sarà mai adorato dal pubblico come Alcaraz, questa partita ha seppellito l’era dei Big Three (Guardian)
Non c’è un solo amante dello sport che davanti alle 5 ore e mezza della finale tra Sinner e Alcaraz non rientri nella descrizione, meravigliosa, che ne fa Jonathan Liew sul Guardian. Secondo Liew questa partita porta “noi, e molto probabilmente il tennis stesso, verso nuovi e vertiginosi orizzonti”.
Prendete i tre match point. Ecco quello è un romanzo nel romanzo. Che racconta più di ogni altra cosa le differenze ontologiche tra i due. Alcaraz ci arriva dopo che “per quattro set lunghi e snervanti, aveva tirato tutto contro il numero 1 del mondo. Aveva provato a dare un po’ più di respiro ai suoi colpi da fondocampo. Aveva provato a colpire più basso e piatto. Aveva provato a spezzare il ritmo. Aveva provato a piazzare vincenti puliti per recuperare lo slancio. Aveva provato a dare il massimo sul servizio di Sinner. Aveva sprigionato ogni parte del suo gioco, eppure si ritrovava a giocare contro qualcun altro. Perché guardare Sinner al suo meglio è come guardare un escavatore idraulico che demolisce metodicamente un ponte. Le tecniche e le istruzioni sono esercitate alla perfezione. La sensazione di immensa potenza è quasi irresistibilmente naturale. Ogni movimento è sincronizzato e calibrato, ogni attrezzo è perfetto per il suo scopo. E mentre Sinner era sull’orlo della vittoria, il lavoro sembrava fatto”.
Sinner e i tre match-point
“Ma ovviamente ci sono lavori che non possono essere svolti da una macchina. E nonostante tutti i difetti e le imperfezioni del gioco di Alcaraz, ciò che porta con sé è un’ingegnosità profondamente umana: la sensazione che, per quanto lo si analizzi a fondo, per quanto si possano leggere le sue intenzioni, non si possa mai avere la certezza, perché non esistono mai due situazioni uguali. Il tennis è un gioco di abilità ripetibili, ma è anche un gioco di momenti che esistono interamente nel loro tempo, di volontà umana, sentimenti umani e scelte umane”. E così Sinner non li ha sfruttati quei tre match point.
“Perché Sinner, ovviamente, non è una macchina, come è diventato dolorosamente evidente in quel quinto set”.
“Per ovvie ragioni, Sinner non sarà mai adorato dal pubblico con la stessa profusione di Alcaraz: il meno riservato dei due, il più emotivamente disponibile, l’unico dei due a non aver fallito un controllo antidoping. Nonostante tutto, rimane in lui una qualità profondamente ammirevole, così evidente in quel quinto set, quando Alcaraz lo ha provocato con una serie di palle corte su palle corte. Sconsolato, Sinner ha continuato a inseguirli, ha continuato a non riuscirci, un uomo totalmente e in modo ammaliante dedito alla sua missione, anche se ciò gli ha richiesto fino all’ultima goccia di sforzo. E naturalmente questa è la materia di cui è fatto il grande sport, di cui è fatto il grande teatro, di cui sono fatte le grandi rivalità. Forse questa è stata la partita che ha veramente seppellito l’era dei Big Three, anche se Novak Djokovic sta ancora fumando gli ultimi vapori”.