Palestina, tragedia sportiva nella tragedia quotidiana: fuori dal Mondiale per un rigore al 96′
Alla Palestina serviva una vittoria contro l'Oman. Era in vantaggio dal primo tempo e dal 73' giocava in superiorità numerica. Poi la beffa cocente. La ricostruzione di Marca e le parole affrante dei protagonisti

Supporters hold Palestinian flags as they cheer prior to the start of the UEFA Champions League group E football match between Celtic and Atletico Madrid at Celtic Park stadium in Glasgow, Scotland, on October 25, 2023. (Photo by ANDY BUCHANAN / AFP)
«Spero che un giorno possiate venire a vedere una partita in Palestina». Queste le parole del segretario generale della Federcalcio palestinese, Firas Abu Hilal, dopo la amara eliminazione dai Mondiali, giunta per via di un calcio di rigore segnato dall’Oman al 96′ (1-1). Alla Palestina serviva una vittoria. Era in vantaggio dal primo tempo e dal 73′ giocava in superiorità numerica. Poi la beffa cocente: una tragedia sportiva nella tragedia quotidiana della guerra, estremamente più drammatica.
Palestina, la delusione dei protagonisti e il racconto di Marca
«Lo spogliatoio è devastato, abbiamo pianto molto. Essere eliminati in quel modo è molto crudele, è molto doloroso», ha raccontato Yaser Hamed ai microfoni di Marca.
L’edizione online della testata spagnola è poi entrata nel merito dell’argomento:
“I ricordi di Gaza sono stati un tema ricorrente nel discorso pre-partita dell’allenatore Ehab Abu Jazar, recentemente promosso dalla nazionale Under 23. Prima della partita, è stato osservato un minuto di silenzio per i caduti palestinesi. […] Ad Amman era una festa di calcio, che si è conclusa con la peggiore tragedia di sempre. Tutto sembrava sotto controllo, le tribune colorate applaudivano senza sosta e gli autobus avevano assolto al loro compito di trasportare il maggior numero possibile di rifugiati palestinesi da Amman alle tribune dello stadio Re Abdullah II. La Palestina ha avuto anche la sfortuna che – nel “loro” giorno di gloria, nel giorno della “loro” partita più importante – la Giordania si è qualificata per la prima volta a un Mondiale. Non solo lo stesso giorno, ma alla stessa ora, privandola così dei riflettori locali e, probabilmente, di un po’ più di sostegno sugli spalti”.
«Questo è il calcio», ha affermato un dirigente palestinese. «Un giorno avremo il sorriso sulle labbra», ha detto commosso un calciatore. «Non so perché non abbiamo perso altro tempo; non avremmo dovuto giocare nel recupero… forse ci è mancata esperienza», è il rimpianto di un altro dei protagonisti in campo.
Marca sottolinea:
“I musi lunghi, le lacrime, le bottiglie d’acqua lanciate in aria… La rabbia palestinese era evidente quando l’arbitro ha fischiato la fine […] Ora i giocatori palestinesi torneranno nei loro Paesi, alcuni dei quali sono quelli di origine, altri di residenza. Svezia, Stati Uniti, Egitto, Danimarca, Spagna, Argentina … e Gaza, anche se quest’ultima dovrà aspettare fino a domenica «perché ci sono più problemi che mai al ponte di ingresso e si prevede una grande folla», ci raccontano”.
Poi Marca conclude scrivendo:
“La Palestina è stata eliminata dalla Coppa del Mondo, e la cosa peggiore è che non ha potuto farlo in casa , ma in esilio in Giordania. Ci auguriamo che un giorno il calcio possa regalare loro un sorriso ed esaltare quella gioia che ogni giocatore palestinese porta con sé. E a proposito, speriamo che nessun Paese, che sia Palestina, Ucraina, Sudan, Yemen o Etiopia, debba mai giocare in casa, fuori dal suo territorio, per motivi politici. Continuiamo a sognare…”.