La milanese Gazzetta dà la colpa a Ranieri e non all’improvvisazione del top manager Gravina
POSTA NAPOLISTA - Gravina sbaglia di tutto, esonera Spalletti senza avere il successore, non si assume una responsabilità, e il giornale di Milano attacca Ranieri

Newly appointed Italy's national football team head coach Italian Luciano Spalletti (R), shakes hands with Italian Football Federation President Gabriele Gravina (L) after a press conference at Coverciano training ground in Florence on September 02, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)
La milanese Gazzetta dà la colpa a Ranieri e non all’improvvisazione del top manager Gravina
Caro direttore, sono un avvocato napoletano trapiantato da 20 anni al nord Italia, mia moglie e mia figlia (nata a Milano) ora vivono a Napoli, io faccio la spola e lavoro a Milano. A Napoli non chiedo nulla sotto il profilo economico e per questo abbiamo un rapporto molto libero – un po’ come il Napolista che viaggia nell’etere. Vi leggo con attenzione ed affetto tutti i giorni, apprezzando moltissimo l’utilizzo strumentale del calcio e del nostro comune amore per la maglia azzurra per speculare sulla vocazione europeo-libertaria della minoranza ideologica della città. Che poi, mi piace pensare, tanto minoranza non è più.
Le scrivo per commentare l’articolo della Gazzetta dello Sport su fantomatiche colpe di Ranieri che avrebbe “illuso” Gravina in merito alla sua disponibilità a guidare la nazionale. Mettendo in ordine cronologico la ricostruzione in controluce che dà la rosea:
1) Gravina vuole esonerare Spalletti;
2) la prima chiamata è per Ranieri;
3) Ranieri non risponde no, ma neanche sì, si sente onorato, è il punto di arrivo, lo aveva sempre detto, ma dice che ci deve pensare perché alla sua età. E ci sta: dopo una vita da under-dog di lusso, è comprensibile che voglia godere (sotto tutti i punti di vista) della posizione di consigliori-guru-“papa laico” (come da voi definito) affidatagli da Friedkin senza più l’ansia delle prestazioni di campo;
4) a Gravina tanto basta, va in conferenza stampa, accenna alla possibilità che Spalletti non ci sarà più una volta archiviata la Moldavia;
5) le ore passano, la stampa pressa, Spalletti chiama Gravina e Gravina gli dice di auto-esonerarsi per educazione. Senza ancora il sì di Ranieri, neanche verbale. Senza neanche un abbozzo di piano B – pensare che avesse in mente, alle brutte, un ballottaggio Ringhio Gattuso-Cannavaro, o il ritorno del figliol prodigo Mancini dopo l’epilogo grottesco di due estati fa, è un’offesa all’intelligenza perfino per Gravina. Giustamente, bisogna pur passare il pomeriggio. Esoneriamo e chiamiamo i giornali, Ranieri accetterà per induzione-osmosi. In fondo è una brava persona e non dirà mai di no. In fondo anche Pippo Baudo può ancora spostare le opinioni tramite auditel, figuriamoci La Gazzetta.
La Gazzetta su Ranieri dà prova di meridionalismo onirico
Ecco, in un mondo del calcio abituato a tacciare Napoli e i napoletani di non assumersi mai le proprie responsabilità, la Gazzetta di Stra-Milano si permea di meridionalismo onirico e dà la colpa a Ranieri per il punto 3) della storiella. Incredibile, eppure nessuno osserva quanto è incredibile. Nessuna responsabilità per Gravina che ha ben pensato di staccare la spina a Spalletti (che, siamo d’accordo che se ne deve andare, ma è e rimane un signor allenatore) prima di avere in pugno non dico un contratto firmato, per carità, queste cose nordiche…ma neanche un “sì”. La stampa della città dei top manager che non è in grado di mettere nella giusta prospettiva il comportamento scellerato di un top manager, le cui prime parole all’esordio della crisi sono state qualcosa del tipo “non mi dimetto perché peggiorerei la situazione” [“che io stesso ho prodotto”] , avrebbe dovuto aggiungere. Una difesa paternalistica di chi rifugge dalle responsabilità, dando la colpa ad un professionista per una scelta che più logica – e pertanto, necessariamente, più prevedibile – non si potrebbe. Un articolo pattern anni ’90, un intreccio tra il politico (convinto di godere dell’immunità perenne alle capacità gestorie) e il giornalista finalizzato alla giustificazione postuma di una debacle e per colpire in modo infantile il presunto colpevole (Ranieri), come se la sua legittima decisione fosse realmente un disonore.
L’unico titolo possibile in questa fase, per il primo giornale italiano (tra sportivi e non), sarebbe un “DIMISSIONI”, maiuscolo, a mo’ del Manifesto, con Gravina in primo piano in una posa qualsiasi. Levate la pazziella da mano alle creature prima che l’irreparabile diventi concreto = prima che Gattuso si presenti a Coverciano. Io conosco una Milano diversa da quella giornalistica e continuerò a godermela, professionalmente. Nel frattempo leggo solo il Napolista.