Il tennis di Sinner è così perfetto da essere spaventoso. Con Alcaraz vince la resistenza umana (El Paìs)

La finale del Roland Garros è pura evoluzione: non si può giocare meglio, non si può colpire più forte. Ma Alcaraz ha più colori nella sua tavolozza

Sinner alcaraz

Spain's Carlos Alcaraz (L) shakes hands with Italy's Jannik Sinner after winning the men's singles final match on day 15 of the French Open tennis tournament on Court Philippe-Chatrier at the Roland-Garros Complex in Paris on June 8, 2025. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)

Sinner-Alcaraz non è ancora finita. E’ una partita lento rilascio. C’è gente (questa è una confessione) che non riesce a smettere di riguardare gli highlights. Tutti continuano a parlarne, a scriverne. Manuel Jabois sul Paìs si chiede: “Vedremo mai più qualcosa di simile? È possibile andare ancora oltre? Il tennis può essere giocato meglio? La risposta è sì, ma quando e di quanto? Quale margine lascia questa finale perché un’altra possa essere considerata migliore?”. Tutto così.

Se ci sono dei limiti, scrive l’editorialista, “Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, in certi momenti della partita di domenica, hanno esplorato quei limiti, li hanno calpestati, hanno minacciato di oltrepassarli a un certo punto. C’erano punti in cui semplicemente non si poteva giocare meglio: non si poteva colpire la palla più forte, non si poteva adattarla meglio alla linea, non si poteva andare più veloci sulla terra battuta, non si poteva essere più concentrati. E tutto questo, sul campo centrale del Roland Garros, durante la finale di uno Slam di cinque set”.

Leggi anche: Per un errore arbitrale Sinner ha sbottato 3 secondi, nel calcio si sarebbero fatte ore di trasmissioni tv

E dunque, i paragoni storici. “Meglio di Wimbledon 2008, Nadal-Federer? Meglio di Wimbledon 1980, Borg-McEnroe? È una questione di gusti. Ma sì: questo ritmo non è più quello di allora, né questa forza, né questa velocità. È pura evoluzione. Il tennis è entrato in una nuova dimensione questa domenica, e lo ha fatto grazie ai suoi due più grandi apostoli, due giovani giocatori di 22 e 23 anni che hanno offerto una prestazione sublime”.

E ancora: “la paura che Sinner ha suscitato in certi momenti della partita è che fosse preferibile, per il bene della specie, che vincesse Alcaraz. L’italiano era una macchina, non quasi perfetta, ma perfetta in molti game. Arrivava ovunque, colpiva ovunque e aggiustava tutto. C’era qualcosa in questa intelligenza artificiale in suprema evoluzione. E quando ti trovi di fronte a qualcuno che non sbaglia mai e qualcuno che sbaglia a volte, devi sempre scegliere quello che sbaglia a volte. L’errore (o meglio, le prove ed errori) ci rendono unici. Alcaraz ha iniziato a variare: palle corte per portarlo a rete, palle lunghe per prepararlo al drop shot, angoli per affaticargli le gambe. E quando si hanno così tante risorse e si gioca così tanto con la testa, ci si espone e si commettono più errori. Sinner, imperturbabile, si scatenava e correva per il campo come una macchina del futuro, venuta a fiutare tutto e a distruggere tutto. Alcaraz in qualche modo rappresentava la resistenza umana alla perfezione, il bisogno umano di andare avanti con la curiosità, sperimentando e divertendosi: giocando a tennis come si gioca nella vita, cadendo di tanto in tanto, saltando nelle pozzanghere, divertendosi e facendo divertire gli altri”.

“Che questo non vada a discapito di Sinner. Un ragazzo spettacolare. Il suo tennis però è così perfetto da essere spaventoso. Ma è più monotono di quello di Alcaraz, è più sicuro di sé e ha meno colori nella sua tavolozza. La vittoria di Carlos Alcaraz di domenica, una delle più importanti nella storia dello sport spagnolo (e l’asticella del tennis non è alta… è Rafa), è anche la vittoria dell’avventura, dell’inaspettato, della sorpresa. Un tennis divertente e scoperto, più vulnerabile, ma anche, quando raggiunge la velocità di crociera, uno stile vincente che fa tremare di pura felicità”.

Correlate