Conte: «Ad Arezzo pensavo di essere un allenatore, ma ho preso una mazzata sui denti e capito che dovevo studiare»

Al Federico Buffa Talks: «Ringrazio il Signore di essere stato mandato via perché se non fossi stato mandato via»

Conte Napoli

Napoli's Italian coach Antonio Conte looks on before the Italian Serie A football match between AS Roma and Napoli at the Olympic Stadium in Rome on February 2, 2025. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Al Federico Buffa Talks il ct del Napoli, Antonio Conte, si racconta e parla anche della sua esperienza ad Arezzo. L’intervista andrà in onda con una doppia puntata su Sky a partire dal 13 giugno. Tuttavia, sul canale YouTube di Sky Sport è stato pubblicato un video con alcuni passaggi dell’intervista

Conte prima di Arezzo:

«Quando arrivai lì non ero un allenatore ma uno che pensava di essere allenatore in virtù del fatto di essere stato allenato dai migliori tecnici di quel periodo. Tranne Capello, sono stato allenato da Trapattoni, Ancelotti, Fascetti, Sacchi, Lippi e Mazzone. Non ero un allenatore e allora prendo questa bella mazzata nei denti e capisco che devo studiare».

Leggi anche: Conte: «In passato non mi sono sempre goduto le vittorie, a Napoli me la son goduta»

Da giocatore a calciatore:

«Io Ad Arezzo ho fatto 5 anni in uno, e lì divento allenatore e ringrazio il Signore di essere stato mandato via perché se non fossi stato mandato via e non avessi capito alcune dinamiche non mi sarei messo a studiare per cercare chi mi potesse dare qualcosa di più. Sarei rimasto Antonio Conte che pensa di essere allenatore ma ancora giocatore nella testa. Capisco di essere divisivo, sono senza filtri nel bene e nel male».

Dopo l’esperienza formativa i risultati arrivano:

«Cerco in tutti i modi di vincere e celebrare le vittoria, cosa che io in passato tante volte non ho fatto e mi sono pentito. A Napoli me la son goduta perché si fa tanto per arrivare al traguardo e vincere, una volta che tu arrivi al traguardo devi godertela altrimenti non ha senso fare il percorso e fare tutti quei sacrifici».

 

 

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