Ancelotti porta il Brasile al Mondiale: «Migliorati in difesa? Beh sono italiano»

Mentre la Nazionale italiana arranca nel buio e alle porte c'è addirittura Gattuso, in Brasile il calcio è una cosa seria. 1-0 al Paraguay, Ancelotti festeggia il suo 66esimo compleanno con la qualificazione

Ancelotti Brasile

Brazil's Italian coach Carlo Ancelotti conducts a training session in Sao Paulo, on June 2, 2025, ahead of the FIFA World Cup 2026 qualifier football match against Ecuador on June 5. (Photo by Nelson ALMEIDA / AFP)

Ancelotti porta il Brasile al Mondiale: «Migliorati in difesa? Beh sono italiano».

Mentre la Nazionale italiana arranca nel buio e addirittura sembra che si sia promessa a Gattuso, il calcio altrove è una cosa seria e in Brasile hanno corteggiato per un anno Carlo Ancelotti e alla fine lo hanno portato sulla panchina della Seleçao. La Nazionale verdeor era in crisi, sono bastate due partite con Ancelotti alla guida e il Mondiale è cosa fatta. La qualificazione è stata raggiunta stanotte con la vittoria per 1-0 (ma il dominio è stato più netto) sul Paraguay che era avanti in classifica. Adesso il Brasile lo ha scavalcato ed è secondo a pari punti con l’Ecuador. Il gol vittoria è stato segnato da Vinicius. Rispetto alla prima partita, formazione nettamente più offensiva col 4-2-4, in campo Raphinha, Martinelli, Cunha e Vinicius.

A fine match, hanno chiesto ad Ancelotti della maggiore solidità difensiva della squadra e lui con nonchalance da trapattoniano ha risposto: «Beh, sono italiano». Ha elogiato la mediana composta da Casemiro e Bruno Guimarães, così come Vinicius Júnior e Raphinha. Non ha chiuso le porte a Neymar: «È venuto a trovarci in albergo prima della partita. Neymar può giocare in qualsiasi parte del campo. Ci sono una settantina di giocatori da osservare per il Mondiale 2026. Non abbiamo ancora una lista definitiva di 25 o 26 giocatori». Ancelotti ha così festeggiato nel migliore dei modi il suo compleanno numero 66.

Ancelotti: «Mi hanno soprannominato Carlinho e mi piace»

Carlo Ancelotti, l’unico allenatore ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) e il solo ad aver alzato per cinque volte la Champions League, racconta la sua esaltante carriera in una lunga intervista rilasciata a Vivo Azzurro Tv: «Mi hanno soprannominato Carlinho e mi piace. Adesso inizia un’altra avventura, è una responsabilità grande, ma anche una grande felicità avere l’opportunità di allenare la nazionale brasiliana. Sono stato accolto con molto affetto, spero di preparare bene la squadra e fare in modo che sia competitiva al prossimo Mondiale».

Imparare una nuova lingua non sarà un problema: «Dovrò studiare il portoghese come ho dovuto studiare il francese, l’inglese, lo spagnolo: mi aiuterà il fatto che il portoghese ha la stessa grammatica».

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Ancelotti racconta di Arrigo Sacchi: «È stato un innovatore, ha portato qualcosa di nuovo nel calcio a livello tattico e di metodologia. Ho lavorato tanti anni con lui da giocatore e allenatore, è stato per me un maestro molto importante».

Sulla gestione del gruppo «Non l’ho studiato, sono fatto così e cerco di trasmettere la mia identità e il mio carattere nella relazione con gli altri. Il carattere si forma con i maestri che hai avuto nell’infanzia: tuo papà, gli insegnanti a scuola e gli allenatori. La convivenza tra i grandi campioni dipende dall’intelligenza individuale di ciascuno di loro. Solitamente il grande campione è serio, professionale e lavora bene. La gestione non è così complicataIl rapporto con i giovani oggi è più complicato rispetto al passato. Per i calciatori è cambiato lo status: oggi un giovane ha molte più responsabilità addosso rispetto a quella che avevo io quando ero calciatore. Ora dietro ha tanta gente: c’è il procuratore, ci sono i genitori, i fratelli e le sorelle. La responsabilità è veramente molto alta».

 

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