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Tanjevic: «Oscar e Delibasic a Caserta sarebbero stati la coppia migliore di sempre. Donkic non è più il grande»

Intervista a Relevo: «Poi, Delibasic ebbe un ictus. Oggi gli allenatori sono alle dipendenze dei procuratori dei giocatori, è sbagliato»

Tanjevic: «Oscar e Delibasic a Caserta sarebbero stati la coppia migliore di sempre. Donkic non è più il grande»
Turkey's head coach Bogdan Tanjevic gestures during during a World Cup Championship eighth of finals basketball match France and Turkey in Istanbul on September 5, 2010. AFP PHOTO / FRANCK FIFE (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Tanjevic: «Oscar e Delibasic a Caserta sarebbero stati la coppia migliore di sempre. Donkic non è più il grande»

Boscia Tanjevic una leggenda del basket. Ha 78 anni. Da allenatore ha vinto praticamente tutto, anche un oro Europeo con la Nazionale italiana. È l’uomo che – un secolo fa – portò il grande basket a Caserta. È l’uomo che ha lanciato, tra gli altri, Delibasic e Bodiroga.

Relevo lo intervista.

«Ricordo quando trattammo con Lolo Sainz (presidente del Real Madrid) il trasferimento di Mirza Delibasic al Real Madrid nel 1981. Eravamo amici in un certo senso, senza dubbio».

Dove avvenne la firma?

Tanjevic: «A casa del giocatore, a Sarajevo. Noi allenatori contavamo molto. Nessun direttore generale o cose del genere. Una squadra forte dovrebbe avere un allenatore così. Oggi sembriamo dipendenti dei procuratori dei nostri giocatori. Così è oggi invece di essere loro gli agenti dei giocatori. Non dico questo perché voglio guadagnare i soldi delle commissioni o robe del genere. No. Lo dico per proteggerli da certe cose». 

Tu, con il tuo credo, sei venuto in Italia per iniziare a predicarlo. Nel sud, a Caserta, hai preso la squadra campana in A2 e l’hai portata nell’Olimpo. Certo, il mitico scudetto ha la firma di Franco Marcelletti.

«Quattro anni fantastici. Un grande rincorsa, ma ho lasciato a metà. Avevamo una squadra forte, tosta in difesa, molto tosta… e Oscar Schmidt un grandissimo realizzatore. Il mio compito era bilanciare tutto. Siamo stati sfortunati perché non appena Mirza Delibasic ha firmato per noi, ha subito un ictus. Ha dovuto lasciare lo sport agonistico».

Delibasic aveva già smesso di bere e fumare, ma l’emorragia cerebrale lo costrinse a ritirarsi. Aveva 39 anni.

«Penso che avrebbe funzionato molto bene con Oscar, perché Mirza era molto altruista. Non aveva bisogno del riconoscimento dei punti per avere un impatto sulle partite. Sarebbe stata la coppia migliore di sempre».

Ultima domanda. Luka Doncic.

«Temo che non sia il miglior giocatore di tutti i tempi. Si prende poca cura di se stesso, credo. Si è lasciato un po’ andare. Gli manca la dimensione di Petrovic che forse è la persona che – pur essendo una star – si è presa più cura di sé. Qualcosa di incredibile. Formazione, dedizione… Sì, Doncic è stato fortunato a crescere a Madrid, con una grande accademia. La differenza di Madrid è questa: Sergio Lull, lui… tutti sono cresciuti in casa. Questo è sempre un tocco magico che differenzia da altre realtà».

Quali sono per te le tre migliori squadre europee di tutti i tempi?

«Varese che ha giocato la finale di Eurolega dieci anni di fila, il Madrid in molti periodi e la Jugoplastika, sempre con giocatori di casa. Lo sai, mi sono sempre piaciute le squadre con identità, con pochi stranieri. Massimo due… non sei o sette come adesso. Real Madrid, sì, una squadra grande e arrogante… Ha sempre avuto questa politica. Giocatori di casa. Una politica imbattibile che la rende sempre grande».

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