Si lotta tutti insieme e Raspadori è un po’ il simbolo di questo nuovo spirito: a gennaio sembrava destinato ad altri lidi, si è ripreso tutto con gli interessi

Vincenzo D’Angelo sulla Gazzetta dello Sport elogia le virtù del Napoli che ieri a vinto a Lecce grazia a una punizione calciata a Raspadori e finita in rete. Il Napoli è una squadra a immagine e somiglianza di Conte, cinica e pratica. E Raspadori è il simbolo di questo manipolo di uomini.
Raspadori simbolo del nuovo spirito del Napoli
Sulla Gazzetta si legge:
E questo sogno napoletano, del resto, è stato costruito tutto sul lavoro. Sul sacrificio, sul sudore, sulla fame. Una squadra che ormai è immagine e somiglianza del suo allenatore. Cinica e pratica, poco incline a star nel mezzo. Si lotta tutti insieme, si vince e si perde tutti insieme. E si lavora, si pedala, anche quando non si gioca. E Raspadori è un po’ il simbolo di questo nuovo spirito. Lui, che fino a fine gennaio sembrava destinato ad altri lidi per trovare quello spazio che aveva visto col contagocce nei primi mesi, si è ripreso tutto con gli interessi anche sfruttando l’emergenza. Lo ha fatto con personalità. E con i gol. Decisivo tra febbraio e marzo, quando tutto sembrava voler spegnere il sogno del Napoli. Fondamentale a Monza, quando ha acceso la luce di una squadra impaurita e smarrita, pescando la testa di McTominay per il gol vittoria che alla fine ha significato pure ritorno al primo posto. E poi decisivo ieri, ancora una volta.
Dove c’è corto muso, c’è scudetto. Il Napoli di Conte ci riconcilia col calcio vero
Il vero calcio è allo stadio Via del Mare. Il calcio con cui siamo cresciuti. Il calcio che ci ricorda che cos’è lo sport. Tensione agonistica. Tensione nervosa perché il traguardo è lì, a tre curve. E non si può giocare futbol bailado. Il Napoli di Conte supera l’ostacolo più insidioso delle ultime quattro giornate. Vince a Lecce 1-0. Di corto muso. È la settima vittoria del Napoli di Conte per 1-0. Così si vincono gli scudetti. Sta pagando con gli interessi l’iniezione di vera juventinità (non farlocca come quella di Giuntoli) nel Napoli attraverso Antonio Conte. Il suo Napoli – facciamo gli scongiuri – sta smentendo con i fatti la leggenda metropolitana autolesionistica secondo cui se il Napoli fosse arrivato a giocarsi lo scudetto punto a punto, avrebbe perso. Anzi la legge dello sconfittismo è: “non ce la fanno vincere”. È questione anche di conoscenza storica. Perché uno scudetto punto a punto e in rimonta nel finale, il Napoli lo ha già vinto. Nel 1990. Quello fu vinto contro il Milan. Questo il Napoli se lo sta giocando con l’altra squadra di Milano. Ma, si sa, il populismo frammisto allo sconfittismo fa sempre breccia nell’animo dei tifosi.