Il Napoli sposta l’egemonia del calcio verso Sud, a molta Italia non va giù
Mai ringraziare abbastanza quei competentissimi sleali bergamaschi che ci fregarono tal Brescianini. Scott dei miracoli, leader indiscusso

Mg Napoli 23/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis
FALLI DA DIETRO (rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
COMMENTO ALLA 38° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2024-25
Per il terzo anno consecutivo se lo giocano in due.
Napoli e Inter.
Le dominatrici degli ultimi tre campionati.
Due poli opposti del calcio italiano.
L’Inter dagli oscuri rapporti con la malavita.
L’Inter fallita.
Reduce dal disastro Suning della famiglia Zhang.
Debiti spaventosi che superano i 700 milioni e che non consentirebbero a nessuno l’iscrizione al campionato.
Secondo alcuni analisti, agghiacciante esempio di un sistema scandaloso che permette tutto.
E invece eccola lì la squadra del discusso Marotta, addirittura finalista Champions, e ai vertici del calcio mondiale.
Il Napoli solare.
Una società dalla abbagliante salute finanziaria.
Una società che è esempio di floridezza con bilanci in costante attivo.
Un Napoli dalla gestione trasparente anche nei rapporti con la tifoseria.
Riuscendo negli anni ad allontanare con decisione i reiterati tentativi di infiltrazioni malavitose.
Due modelli contrapposti.
E il Napoli in tre anni vince due volte.
Un segnale evidente di continuità.
L’egemonia del calcio si sposta verso il Sud.
Una cosa che a molta Italia non va giù.
Due scudetti in due anni.
Ma in due scudetti quante diversità.
Quello di ieri regale nello stile di gioco. Questo, operaio.
Quello in discesa. Questo in salita, in sofferenza.
Quindi il più napoletano.
Quello con gli abbaglianti delle star. Questo senza eroi.
Avanti scugnizzi.
La curva sud accoglie gli azzurri con una immagine caravaggesca da brividi che fa da coreografia.
Ride Gennarino Capuozzo il bambino in maglia azzurra, lo scugnizzo per eccellenza.
E sfila con infantile dolcezza all’altro, in nerazzurro, lo scudetto dal petto.
Sono le Quattro Giornate che si ripetono.
Le giornate del riscatto.
La partita la si racconta in breve.
E’ tutta nella metafora del Feroce Salentino alla vigilia: “Abbiamo l’osso in bocca. Non dobbiamo mollarlo”,
C’è solo da buttarla dentro e basta.
I sardi se la giocano finché possono.
Non c’è Caprile perché troppo tifoso.
Al suo posto Sherri che ovviamente è alla partita della vita. Due miracoli in un quarto d’ora.
Poi il gol capolavoro.
Il gol copertina.
Il gol figurina Panini.
Il gol consegnato al Louvre e alla storia.
Ed è giusto che lo firmi lui, il gol più importante.
Lui l’uomo che sblocca le partite.
Lui l’uomo-scudetto.
Scott dei miracoli.
Prima stagione italiana, 12 gol.
Che colpo, per il Napoli il suo acquisto.
Mai ringraziare abbastanza gli esperti di mercato che lavorano a Old Trafford.
Mai ringraziare abbastanza quei competentissimi sleali bergamaschi che ci fregarono tal Brescianini.
Scott dei miracoli.
Premiato come il migliore giocatore del campionato.
Leader indiscusso.
Strepitoso nel battibecco col kosovaro sull’orlo di andare fuori di testa.
E lui a brutto muso a urlargli strattonandolo: “Uhèèè, keep calm!”
Poco da dire: cittadino onorario.
C’è coerenza anche nel secondo gol, quello della tranquillità.
Lo segna Piedone, lui tanto discusso eppure alla fine tanto prezioso.
Riceve da Amin a centro campo.
Ha addosso Mina e Zortea. E cinquanta metri davanti a sé.
Una magia lo trasforma all’improvviso nel magnifico campione che fu.
Una squassante galoppata. Un boato di potenza.
La sua firma allo scudetto.
Eccomi, sono Lukaku Romelu. Fuoriclasse.
Non ci resta che esplodere.
Un terremoto puntualmente registrato dai sismografi.
Avvistato Sorrentino fra i tifosi di piazza Plebiscito.
Che stia pensando al sequel di Parthenope?