Conte sta nel suo brodo, vincere da favorito non fa per lui. Come l’Italia del suo maestro Lippi

POSTA NAPOLISTA - Lotta punto a punto, sudore, ambiente ostile, ritorno all'essere underdog, pressione e adrenalina. La fotocopia del 2006

conte e lippi

As Roma 21/05/2016 - finale Coppa Italia / Milan-Juventus / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Antonio Conte-Marcello Lippi

Conte sta nel suo brodo, vincere da favorito non fa per lui. Come l’Italia del suo maestro Lippi

Il vero Napoli di Conte si vedrà in queste due ultime giornate. Si sono create tutte le condizioni per un finale di campionato all’insegna del Contismo puro. Lotta punto a punto, sudore, ambiente ostile, ritorno all’essere underdog, pressione e adrenalina. Tutti elementi che hanno reso Conte ciò che è oggi. Probabilmente quel vantaggio in classifica quasi “regalato” da Orsolini e Claudio Ranieri inconsciamente non gli piaceva. Da sfavorito era quasi diventato il favorito facile, ruolo che a Conte non interessa. A Conte piace vincere distruggendosi e dopo il pareggio con il Genoa si sono create esattamente le condizioni che ad uno come lui piacciono. Conte nella pressione, nel rumore dei nemici, ci sguazza.

Spirito d’altronde tipicamente italico – non solo calcisticamente parlando -, basti pensare ai mondiali vinti contro tutto e tutti nell’ 82 e nel 2006. Ecco il 2006 e i ragazzi di Lippi, uno dei maestri in cui più Conte si riconosce. Sia chiaro in quella squadra c’erano Totti, Del Piero, Cannavaro e Buffon, ma qualcosa in comune c’è con il Napoli di oggi. Innanzitutto essendo un’Italia a fine ciclo non erano assolutamente favoriti. Inoltre vi era un ambiente ostile dovuto a Calciopoli (qui a Napoli invece c’è per il papponismo anti-De Laurentiis e un certo anti-contismo per il gioco non brillante).

Ultimo aspetto comune, una squadra quella del 2006 che non giocava certo in modo spettacolare, ma che come insegna il Parthenope  di Sorrentino con l’uomo di sale e acqua non per questo era meno bella. Aveva una bruttezza quasi epica in quel difendersi e poi ripartire – si pensi al gol con la Germania di Del Piero – che la rendeva quasi mistica. Ecco il misticismo della sofferenza, quello che è tanto caro a Conte. Allora proviamo a pensare di giocare queste ultime due giornate con lo spirito di quella Nazionale del 2006. In Conte rivedo ovviamente Lippi, grande gestore, suo maestro alla Juve – nessuno è perfetto – e che si esaltava nelle difficoltà di quell’estate magica del 2006.

Il Napoli di Conte ricorda, come le dovute proporzioni, l’Italia di Lippi

In Buongiorno rivedo Nesta che contribuì all’ inizio, ma poi dovette abbandonare. In Di Lorenzo ovviamente lo spirito di Fabio Cannavaro, stoico di fronte alle richieste di non partecipare per i fatti di Calcipoli. In Pirlo, ovviamente, per la sua genialità, Lobotka. In McTominay, invece, una sintesi della grinta di Gattuso e degli inserimenti di De Rossi. In Spinazzola assolutamente le cavalcate di Zambrotta. In Politano l’intelligenza tattica di Perrotta. In Raspadori lo spirito di Grosso, l’uomo che non ti aspetti, ma praticamente sempre decisivo nei momenti chiave di quel Mondiale. In Del Piero l’uomo in più dalla grande classe che si spera avremo in queste due giornate, ovvero Neres. Infine Lukaku, il nostro Totti di quel Mondiale. Ormai avviato al tramonto, meno dinamico di un tempo, spesso lento, ma allo stesso tempo capace di mettere anche da fermo le giocate giuste e decisive. Meno fresco e entusiasmante di un tempo, ma più saggio e più leader.

Viviamoci dunque questo finale di campionato con quello spirito del 2006. Noi trentenni che abbiamo vissuto il tanto agognato terzo scudetto abbiamo come prima immagine storica di calcio impressa nella mente proprio quella nazionale. Ho senza dubbio amato di più il Napoli di Spalletti, per non dire quello di Sarri. Ma anche questo Napoli ha qualcosa di epico che ci può rimanere dentro per sempre come quel mondiale del 2006 in cui il Napoli era ancora in serie B. Godiamoci un finale Contiano, dunque, anche così sarà bello. Pardon Lippiano. Forza Napoli sempre, stiamo uniti.

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