Conte che preferisce il Napoli alla Juventus è una vittoria pari a quello dello scudetto

Con De Laurentiis la capacità attrattiva del Napoli non è più inferiore a quello del club che fa capo alla ex Fiat e ad Exor. E meno che Adl era pappone

juventino Conte

Db Torino 27/10/2013 - campionato di calcio serie A / Juventus-Genoa / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giampiero Gasperini-Antonio Conte

Conte che preferisce il Napoli alla Juventus è una vittoria pari a quello dello scudetto

La notizia che Antonio Conte ha deciso di restare alla guida del Napoli mi fa molto piacere. Per un motivo molto semplice: è il miglior allenatore su piazza, e avere il migliore dalla tua non può che far piacere.

Ma questo semplice «piacere» non basta a giustificare un post sui social, serve altro. Questo «altro» è ciò che la sua decisione comporta: avrebbe avuto senso, sarebbe stato logico, da vecchio cuore bianconero, se Conte avesse deciso di tornare ad allenare la Juventus. E fino a qualche anno fa sarebbe stato logico anche da un punto di vista manageriale e imprenditoriale: la Juventus è da sempre, e nell’ultimo decennio ancora di più, il punto di riferimento principale come solidità del club, ambizione, possibilità di vittoria, capacità di spesa. E quindi anche come capacità attrattiva per gli allenatori, a maggior ragione se di fede già loro. Ora non è più così. O meglio: ora la piazza di Napoli vale quella di Torino, ora le ambizioni del Napoli, la sua capacità di stare sul mercato, di abitare le zone nobili del calcio – che negli ultimi 12 anni sono andate via via crescendo – non sono più inferiori a quelle del colosso bianconero che fa capo alla ex Fiat ed Exor, famiglia Agnelli eccetera. Grazie ai passi avanti fatti da un imprenditore dalle possibilità di partenza inferiori ma dai notevoli successi, Aurelio De Laurentiis.

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Insomma, ora non è più «scontato», come era fino a pochi anni fa, che non ci fossero dubbi su quale delle due panchine fosse più prestigioso sedere. Ora il dibattito è aperto, la scelta è una vera scelta, la battaglia è assai meno impari, se non addirittura pari. E questo fa sì che la scelta di rimanere a Napoli e non farsi sedurre dalle sirene dell’ex amata, non sia più da considerare un’eresia ma una scelta che ci sta (come ci starebbe il contrario, perché, appunto, è una vera scelta, alla pari).

E questo per la società calcio Napoli è una vittoria pari a quella avvenuta venerdì scorso con la conquista del secondo scudetto in tre anni: l’allenatore migliore al mondo ha scelto noi e non altri. Una vittoria politica ed economica che si aggiunge a quella sul campo. Un applauso alla persona che molti miei compagni di tifo – i meno saggi tra loro – chiamavano «pappone». E che invece fa pappare gioie a noi.

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