Per la decima volta è tra le migliori quattro della Champions. “Gli ultimi venti minuti sono stati qualcosa d’antico. L’Inter asserragliata non riusciva più a ripartire”

Il commento della Gazzetta dello Sport sul 2-2 dell’Inter a San Siro contro il Bayern Monaco. Un pareggio che vale la qualificazione in semifinale di Champions dell’Inter.
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Per la decima volta l’Inter è tra le migliori quattro della Champions
Sulla Gazzetta si legge:
Questi novanta minuti sono un condensato della storia dell’Inter, contengono tracce della Grande Inter di Herrera e germogli dell’Inter di Mourinho e del suo Triplete. L’Inter sta in Europa come un vascello dentro le tempeste, ama battagliare con le onde grosse. Per la decima volta è entrata nelle favolose quattro della Coppa dei Campioni/Champions League. Contro il Barcellona partirà alla pari, non sarà facile neppure per Lewandowski, Yamal e compagni scrollarsi di dosso questa squadra allo stesso tempo rotonda e quadrata, tignosa ed essenziale. Il Bayern dominante può prendersela solo con se stesso per i due gol subiti su corner nel giro di tre minuti, il “blackout” dell’eliminazione.
Si è scossa, ha reagito con orgoglio e furore, e ha ricacciato giù il Bayern con due corner. Sul primo, di Dimarco, Lautaro, palla a terra, ha fulminato Urbig. Sul secondo, di Calhanoglu, Pavard di testa è svettato su Kim e ha incornato in rete. A seguire, due o tre minuti di alta marea nerazzurra, con Darmian vicino al 3-1. Tutto fatto? Per carità, non sarebbe stato da Inter, squadra che per genetica ama il brivido. L’ingresso di Gnabry ha scombussolato l’asse difensivo di Simone Inzaghi, l’ala tedesca ha seminato subbuglio. Scollinata la mezz’ora, Dier, di testa e forse con il favore di un malefico giro di vento, ha raccolto il 2-2, laddove il difensore voleva servire il pallone al centro. Due a due e qualificazione di nuovo appesa a un filo. Gli ultimi venti minuti sono stati qualcosa d’antico. L’Inter, asserragliata davanti a Sommer, non riusciva più a ripartire. Inzaghi ha tolto Lautaro per Taremi, ma l’iraniano si è distinto un’altra volta per l’inutilità.