Il 2025 è l’anno della rinascita dei terzini: 14 dei 20 club della Premier stanno sperimentando la difesa a tre. La lista dei difensori con più tiri in area di rigore è dominata da terzini.

“Il 2024-25 potrebbe diventare l’anno della rinascita dei terzini“. E se lo scrive Jonathan Liew sul Guardina, più di un fondo di verità esiste. La riflessione del giornalista parte dall’analisi della stagione di Daniel Muñoz, calciatore del Crystal Palace. “Prima di diventare uno dei principali terzini della Premier League non aveva mai giocato in quella posizione“.
Muñoz era un’ala offensiva ma Oliver Glasner ha cucito su di lui un ruolo diverso. “Glasner, Muñoz si è trasformato in una specie di terrificante berserker (una sorta di guerriero invasato dallo spirito di Odino, ndr) d’ala tutto azione: si arrampica in difesa, si lancia in avanti in attacco, è una minaccia deviata sui calci piazzati, spegne i contropiedi, salta in cucina e prepare un pasto delizioso per la tua famiglia“. Fa tutto lui. “Ha vinto più contrasti di qualsiasi altro giocatore in Premier League questa stagione, mentre, secondo Opta, gode di un xG più alto di Savinho, Darwin Núñez, Amad Diallo o Martin Ødegaard“.
«Su e giù, su e giù, su e giù», così che Glasner descrive il suo stile di gioco. «Se dovessi definire un profilo di giocatore che si adatti alla Premier League, Daniel Muñoz è il prototipo». Ma Muñoz non è un caso isolato, piuttosto è la prova “di una tendenza più sottile che sta attraversando la Premier League“.
L’evoluzione della Premier: il ritorno all’esterno/terzino come arma offensiva
Liew spiega:
“Due stagioni fa, la lista dei difensori con più tiri in area di rigore era dominata dai difensori centrali con una forte minaccia aerea: Fabian Schär, James Tarkowski, Virgil van Dijk, Ben Mee, Sven Botman, Gabriel Magalhães. Questa stagione, la lista è dominata da terzini: non solo Muñoz, ma anche Rayan Aït-Nouri dei Wolves e Josko Gvardiol del Manchester City“. Il terzino del Fulham, Antonee Robinson, “è secondo solo a Mohamed Salah nella lista dei giocatori con più assist“.
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“Circa 14 dei 20 club della Premier League hanno sperimentato una qualche forma di difesa a tre in questa stagione“. Insomma, qualcosa sta cambiano nella Premier League.
“Di quei 14 club, solo una mezza dozzina circa (Palace, West Ham, Southampton, Ipswich, Wolves e Manchester United) lo hanno fatto in modo costante piuttosto che come una variazione occasionale. Avrete anche notato che tutti e sei quei club sono attualmente nella metà inferiore della classifica. Il che parla di una delle caratteristiche distintive del sistema (della difesa a tre, ndr): tradizionalmente è uno stile per squadre più adatte ad assorbire la pressione che a imporla“.
Da qui la soluzione di usare il terzino come arma offensiva:
“Un centrocampo a due uomini è inevitabilmente mal equipaggiato per controllare le aree centrali, il terzino diventa uno sbocco essenziale, una parte indispensabile della costruzione. Ciò che sembra nuovo, tuttavia, è il modo in cui in alcune squadre il terzino è diventato una tattica offensiva su misura, spesso attraverso un’asimmetria molto calcolata“. In altri termini, si spinge più su un lato che sull’altro.
“La domanda urgente qui è se il terzino possa mai funzionare a lungo termine a un livello più sofisticato, per i club che aspirano a dominare il possesso palla piuttosto che semplicemente contrastare nello spazio. Questo è il puzzle che Ruben Amorim sta attualmente cercando di risolvere all’Old Trafford e Graham Potter – con un po’ più di gioia – al West Ham, dove i rapidi progressi di Aaron Wan-Bissaka e Ollie Scarles hanno completamente trasformato la minaccia offensiva del club“.
In Europa, Jeremie Frimpong al Bayer Leverkusen e Denzel Dumfries all’Inter sono la prova che è perfettamente possibile convertire un terzino convenzionale in un terzino offensivo se ci sono la volontà e l’intelligenza tattica”.
“Se la parabola non biblica del terzino risorto ci insegna qualcosa, è che questa è una tattica che non richiede specialisti di posizione, ma tempo sul campo di allenamento, esercizi e dedizione, un impegno che rasenta l’ideologia. Non è qualcosa che puoi semplicemente imparare al volo, come hanno scoperto a proprie spese Unai Emery e Ange Postecoglou questa stagione“.