Dal Cin: «La Figc si oppose all’affare Zico, ma la situazione la sbloccò Giulio Andreotti»

Alla Gazzetta: «La Grouping copriva i diritti di immagine. Chi c’era dietro? La persona coinvolta non c’è più». Nel 2004, Dal Cin apripista di Calciopoli.

Zico Dal Cin

Franco Dal Cin, classe 1943, nel calcio da una vita. Era General manager, come si diceva all’epoca, dell’Udinese. Resterà nella memoria perché portò Zico all’Udinese. La sua intervista alla Gazzetta.

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Dal Cin: «Chi c’era dietro la Grouping? La persona coinvolta non c’è più»

Dal Cin, come le venne in mente, nel 1983, di portare Zico a Udine, il numero 10 brasiliano contraltare di Maradona?
«L’idea e il merito vanno riconosciute a Lamberto Giuliodori, talent scout. Lui aveva i contatti con il giocatore, la sua famiglia e il procuratore. Nel 1983 il contratto di Zico con il Flamengo era in scadenza e Lamberto fece un gran lavoro preparatorio, assicurò a Zico che avrebbe goduto di una villa con piscina. Quando arrivai a Rio, era già tutto apparecchiato. Il presidente del Flamengo mi chiese: “Scusi, dov’è Udine?”. Gli risposi che era un posto vicino a Venezia. E firmammo».

Parte della somma pattuita venne versata dall’Udinese e parte dalla Grouping, società britannica con poche sterline di capitale sociale.
«Né la Figc né la magistratura capirono quanto fosse innovativo il contratto. La Grouping copriva la parte relativa ai diritti di immagine, cosa semisconosciuta allora, e anticipò anche i soldi dovuti dall’Udinese. Pagammo al Flamengo l’equivalente di quattro milioni di dollari, ma in cruzeiros la moneta brasiliana di allora. Ci presentammo in sede con due valigioni pieni di banconote».

Chi c’era dietro la Grouping?
Risata: «Se, in quegli anni, non lo scoprirono né la Guardia di Finanza né la magistratura, chi sono io per saperlo adesso?».

È tutto prescritto, lo può rivelare.
«No, perché la persona coinvolta non c’è più e non sarebbe corretto farne il nome».

La Figc si oppose all’affare, i tifosi friulani scesero in piazza al grido di «O Zico o Austria».
«Ma la situazione la sbloccò Giulio Andreotti con il lasciapassare per Cerezo alla Roma (anche su quel trasferimento c’erano problemi, ndr). Arrivato Cerezo, liberi tutti, e Zico sbarcò a Udine».

Poi Zico venne indagato per evasione fiscale, in relazione ai diritti d’immagine.
«Rinviato a giudizio, condannato una prima volta e assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto. Lo scandalo e, dopo anni, l’assoluzione: è tipico dell’Italia. Da Zico in poi tutti sanno che Udine non è soltanto quel posto vicino a Venezia».

Nel 1984 lei se ne andò per passare all’Inter.
«Lasciai Udine perché il presidente Lamberto Mazza era uscito dalla Zanussi (grande azienda di elettrodomestici, ndr) e non avrei più potuto portare avanti i miei piani. Avevo grandi progetti, avevo avviato l’azionariato popolare, eravamo arrivati a 26mila soci».

Le sue prime volte. Nel 1978, nell’Udinese di Teofilo Sanson industriale del gelato, il caso sponsor.
«La scritta Sanson sui calzoncini. Un putiferio, la pubblicità era proibita. Poco dopo la resero legale».

Nel 1988, comprò i diritti di due partite di coppe europee, Stella Rossa-Milan e Partizan-Roma.
«Chiamai Galliani per offrirli a Fininvest. Adriano non ci voleva credere, ai tempi le partite internazionali erano trasmesse dalle tv di Stato. Berlusconi rifiutò, poi acquistò i “miei” diritti per darli alla Rai in cambio di sei gran premi di F.1».

E nel 2004, Dal Cin apripista di Calciopoli.
«Ero al Venezia, in B. Prima della partita contro il Messina sul neutro di Bari, mi chiamano Cellino e Zamparini per la designazione di un arbitro di Roma: “Ti fanno perdere”. Telefono ai designatori, Bergamo e Pairetto: “Stai tranquillo”. Perdiamo per 2-1, rigore contro e due espulsi. Sbrocco, vengo deferito. Un carabiniere investigatore, Auricchio, va in federazione per un’altra cosa, nota il mio fascicolo, mi chiama. Gli spiego il malaffare, l’organizzazione creata in funzione della Juve, gli parlo della “combriccola romana” degli arbitri e da queste mie dichiarazioni lui ottiene le intercettazioni dai magistrati. Giraudo e Moggi non sono riusciti a smontare nulla: era la verità. Nel 2005, venni condannato per l’illecito di Genoa-Venezia, ma non c’entravo nulla. Sospetto che me la abbiano fatta pagare (Calciopoli deflagrò nel 2006, ma è plausibile che nel 2005 alcuni sapessero di essere intercettati, ndr)».

Le piace il calcio attuale?
«Il possesso palla mi fa sbadigliare e la Var ha ucciso le emozioni. La gente esulta, poi resta immobile in attesa dell’ok. E il fuorigioco: se uno porta di scarpe il 45, è più a rischio di uno con il 42».

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