Il “primo” Spalletti a questo punto del campionato aveva 2,11 punti di media, il “debuttante” Sarri anche qualcosina in meno con 2,05 punti a partita

Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport analizza il primo anno di Antonio Conte sulla panchina del Napoli. Almeno i primi sei mesi attestano che il tecnico salentino ha un media punti superiore ai suoi migliori predecessori. Conte ha una media di 2,23 punti a partita, il primo anno a Napoli Spalletti aveva una media di 2,11 e Sarri di 2,05.
Conte è riuscito a totalizzare 38 punti in quattro mesi
Scrive Giordano:
Quando Antonio Conte s’è accomodato sulle macerie d’una stagione terribile, che Adl ha fatto onestamente sua («Gli errori li ho commessi io, me ne assumo completamente le responsabilità nei confronti dei nostri straordinari tifosi, non accuso nessuno altrimenti la lista sarebbe lunghissima»), in quell’orizzonte opaco s’addensava la polvere del fallimento tecnico: e ora che sono volate via diciassette partite, e il cielo è divenuto terso, a soccorrere e persino a incoraggiare i sogni d’una città calcisticamente risorta, c’è il passato che illumina: trentotto punti in quattro mesi, il secondo posto (aspettando il recupero tra Fiorentina e Inter) e uno spessore che va gonfiandosi tracciano una parabola illuminante e da questo calcolo – che resta esclusivamente statistico – le proiezioni ed i precedenti spingono a sospettare che qualcosa stia cambiando, anzi nulla. Le dodici vittorie, i due pareggi e (però) anche le tre sconfitte, fanno 2,23 di media ad appuntamento, un filino oltre il «primo» Spalletti (2,11) e meno di un’unghia in più del Sarri debuttante (2,05).
E Spalletti e Sarri?
Continua il giornalista sulla Gazzetta:
Sarri ereditò il Napoli «educato» da Benitez, lo ritoccò a propria immagine e somiglianza adeguando se stesso alla vocazione di quegli interpreti, uscì dal rombo e si intrufolò tra le Star con il 4-3-3, non ebbe bisogno di stravolgere l’organico, ne conservò la centralità e i talenti, poi agì di suo, personalizzò molto, chiuse ad 8 punti dalla Juve di Allegri, con i suoi 82 punti (media finale: 2,15).
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Spalletti piombò in un buco grigio tendente al nero, raccolse i veleni del quinto posto di Gattuso all’ultima di campionato, entrò in un club con costi impennati e da domare, raccolse gli ultimi slanci della bella epoque e alla 38ª, quando restituì al Napoli una sua dimensione onirica (la Champions League) e dunque capitali dimenticati, con 79 punti (media conclusiva 2,07) e uno scudetto lusingato sino alla 33ª aveva cominciato a costruire il proprio principato.