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Giuliano Urbani: «Sono in una Rsa, qui si viene a morire. Sono un liberale di sinistra, Berlusconi lo sapeva»

Bella e commovente intervista a La Stampa: «Un deambulatore è il mio miglior amico. Mio cognato era partigiano, trucidato in modo disumano dai tedeschi»

Giuliano Urbani: «Sono in una Rsa, qui si viene a morire. Sono un liberale di sinistra, Berlusconi lo sapeva»
Italian Sport and Culture Minister Giuliano Urbani gestures during a news conference held at Rome's Chigi palace 19 August 2003. Italian Prime Minister Silvio Berlusconi and his government, are to pass a decree on Tuesday in order to end the acrimonious legal battles that have threatened to delay the start of the new football season. AFP PHOTO/Vincenzo PINTO (Photo by VINCENZO PINTO / AFP)

Bella intervista de La Stampa a Giuliano Urbani ex ministro dei governi Berlusconi. L’intervista è di Antonio Bravetti che va atrovare Urbani in una Rsa di Primavalle a Roma.

«In questi posti ci si arriva alla fine, si viene a morire». Lo dice col sorriso Giuliano Urbani, 87 anni compiuti a giugno. Ministro della Cultura di Silvio Berlusconi, “progettista” di Forza Italia, vive in una casa di riposo romana. Operato al cervello qualche mese fa, ha lasciato la sua Torino per Residenza Valeria, quartiere Primavalle, non lontano dal policlinico Gemelli.

Soffre di idrocefalo normoteso: «Le possibilità di guarire sono zero – spiega a La Stampa – l’intervento mi ha permesso di mantenere la lucidità mentale». È una patologia neurologica che spesso porta sintomi molto simili a quelli dell’Alzheimer. Maglione bianco, pantaloni blu, uno scaldacollo rosso. Urbani spinge un deambulatore, «il mio miglior amico». Le mani tremano leggermente, la voce è schietta e sicura. «Non cammino – ammette – ho male alle gambe e soffro di depressione. È micidiale, vedo tutto nero».

«Mi piace una musica incompatibile con la depressione: sono un fanatico di musica brasiliana. Per me Maria Bethânia è la regina assoluta e incontrastata». Difficile coniugare la passione per i ritmi sudamericani col silenzio di queste stanze, «non è che mettano molta allegria».

La sua seconda moglie, Ida Di Benedetti, «mi viene a trovare».

La prima, la professoressa Maria Gloria Grecchi, «morta di leucemia fulminante». Il cognato si chiamava Mario Grecchi, partigiano e medaglia d’oro al valor militare, trucidato dai tedeschi «in modo disumano» nel 1944 a Perugia. «Avevo i partigiani in casa, non potevo non essere di sinistra».

Ma come, professore, Berlusconi lo sapeva? «Io sono di Perugia, allevato fin dal liceo da Capitini, il Gandhi italiano. Venivo dalla non violenza, dalla sinistra che detestava le guerre. Poi l’Ugi, l’Unione goliardica italiana. Votavo Pli. Berlusconi sapeva benissimo che simpatizzavo per la sinistra. Un liberale di sinistra».

Dell’incontro a villa San Martino, il 29 giugno del 1993, quando scoccò la scintilla che portò alla nascita di Forza Italia, si è scritto tanto. Urbani, segnalato a Berlusconi da Confalonieri, passò tutta la sera e parte della notte col Cavaliere. «Era ossessionato dai comunisti, temeva che gli avrebbero fatto fuori tutte le aziende».

Ministro per la Funzione pubblica nel primo governo Berlusconi. «Il giorno della fiducia in Senato mi ritrovo tra Spadolini e Agnelli che malignamente mi domandavano: “Tu che c’entri con Berlusconi? Sei un liberale, non hai niente in comune con lui, te ne accorgerai tra un po’ e te ne pentirai”. Agnelli lo giudicava, a torto, un superficiale. Poi c’era Confalonieri che mi diceva “Vedrai che Silvio è migliore di come appare a molta gente”. Io gli raccontai del fuoco di fila di Spadolini e Agnelli. Anni dopo Confalonieri mi disse: “Ora che lo conosci bene dimmi se mi sbagliavo”. Non sbagliava».

Pregi e difetti, del Cavaliere. «Era un presuntuoso in materia di pallone, pensava di essere un mago, è stato soprattutto fortunato». Inoltre, «detestava il “teatrino della politica”, ma non capiva che la politica è fatta di dialogo e alleanze. Gli regalai un libricino con i pensieri di Montesquieu, non credo l’abbia mai letto. ..».

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