Persino quest’anno Victor ha segnato 15 gol in 25 partite. Ha caratteristiche perfette per Conte, rimettiamolo al centro del villaggio

Non sarebbe meglio vendere (molto bene) Kvaratskhelia e tenersi Osimhen?
Le parole che arrivano come un fulmine a ciel sereno dall’entourage di Kvara non lasciano indifferenti e, al netto di comunicati forti dai toni estremamente seccati, se un giocatore è davvero persuaso dall’idea andar via, tenerlo ob torto collo può rivelarsi una mossa poco intelligente, vedesi quanto successo con Zielinski (e non solo con Zielinski) nella stagione appena terminata.
Kvaratskhelia rappresenta, insieme ad Osimhen, un patrimonio fondamentale per il Napoli ed in quanto tale va tutelato nel miglior modo possibile. Il georgiano, è giusto ribadirlo, ha un contratto firmato con scadenza 2027 ed il Napoli è libero di scegliere di tenerlo senza approfondire altri ragionamenti… ma la domanda è un’altra: siamo così sicuri che non possa esistere un Napoli senza il numero 77?
Rispetto alla passata stagione, c’è quella garanzia in più (e forse in questo momento vale più di ogni altro calciatore o dirigente) che si chiama Antonio Conte, un allenatore che già tante volte ha dimostrato di poter trarre il massimo, ed anche di più, dalle rose a disposizione.
Osimhen e Conte, perfetti per stare insieme
Si è parlato spesso negli ultimi tempi di un Napoli che potrebbe andare nella direzione di un 3-4-2-1 con Kvara ed un esterno destro (Chiesa?) alle spalle di un centravanti fisicamente strutturato e potente – e ogni riferimento a Romelu Lukaku non è affatto casuale – che possa supportare gli inserimenti dei compagni di reparto oltre che capitalizzare le tante occasioni che questi ultimi potenzialmente potrebbero creare. Ma si è detto anche che le vie del mercato – così come quelle del calcio in generale – sono infinite e che le contingenze del momento possono determinare in modi inaspettati gli equilibri di una rosa. Ed allora la domanda sorge spontanea: e se alla fine a rimanere fosse Osimhen e non Kvaratskhelia?
Le linee direttrici del ragionamento sono due: tattiche e, appunto, di opportunità. Partendo da quest’ultimo versante, è evidente come al momento alla porta di De Laurentiis – ma può essere soltanto un caso dettato dalle competizioni internazionali di questa estate – siano arrivate meno bussate del previsto per il nigeriano: la clausola da circa 130 milioni, oltre all’ingaggio che andrebbe garantito al calciatore, non possono non spaventare, e certamente fanno sì che l’affaire Osimhen sia de facto percorribile da pochi club europei – volendo in questa sede supporre che l’obiettivo di Victor sia quello di restare in Europa per affermarsi in campo continentale. Non è detto, dunque, sia che si trovi effettivamente qualcuno disposto a fare follie e sia che il Napoli sia disposto a vendere ad un prezzo inferiore soltanto per liberarsi del pur lauto ingaggio che il nigeriano andrebbe a percepire nella prossima stagione – circa 9 milioni di euro netti.
Vendere a cifre ribassate non avrebbe molto senso, visto che il calciatore, al netto di infortuni e screzi vari, si è confermato ancora una volta il più costante per rendimento anche nelle ore più buie: per intenderci, nella sola serie A, quest’anno il suo bottino è stato di 15 gol e 3 assist in 25 partite (di cui non tutte da titolare). Si tratta di numeri che continuano a parlare da sé e che ne fanno un patrimonio da tutelare e, forse, da valorizzare ulteriormente, perché – e qui il ragionamento di opportunità si fonde a quello tattico – non è detto che Conte non possa trarre da Osimhen ancora un quid in più rispetto a quanto già fatto vedere fino ad oggi.
Victor ha fisico, gamba, esplosività, dimostra abnegazione e testardaggine
Victor ha fisico, gamba, esplosività, dimostra abnegazione e testardaggine in ogni sua sgambata. Sono caratteristiche che un feroce generale come Conte ha sempre dimostrato di amare e rispettare. Lavorare con Conte potrebbe rappresentare per Osimhen l’occasione della vita – forse ancor di più che andare a giocare in Premier in questo momento – e per il Napoli la possibilità di rilanciarsi prepotentemente fin da subito come una delle più serie candidate al titolo della prossima stagione.
Rimettere Victor al centro del villaggio – con annessa cessione a cifre faraoniche di Kvara – potrebbe, inoltre, avere un’altra importante conseguenza, ovvero quella modulare la squadra con un più “classico” 352 di contiana memoria, e ciò permetterebbe di dirottare la cifra derivante dalla eventuale cessione del georgiano verso altre parti del campo: magari andando alla ricerca di una mezzala di inserimento di livello internazionale – un profilo come Koopmeiners, per intenderci, che potrebbe essere attratto dalla prospettiva di essere allenato da Conte – oltre che prendendo (e quello probabilmente verrà fatto a priori) almeno due difensori di livello molto importante, oltre che una seconda punta da affiancare al nigeriano.
A proposito di seconde punte, poi… di questo eventuale cambio di rotta potrebbe giovare Giacomo Jack Raspadori, altro asset economico molto importante per la società, per il quale – non va dimenticato – il Napoli ha speso oltre 30 mln di euro nell’estate 2022.
Jack è un brevilineo, ha dimostrato di poter dare il meglio di sé in una posizione più centrale – non troppo lontano dalla porta – ed ha ancora, dal punto di vista di chi scrive, ampissimi margini di miglioramento: sull’impatto che il nuovo mister potrebbe avere su di lui, basti vedere – con le dovute differenze fisiche, tecniche e tattiche – chi era Lautaro Martinez prima di Conte e dopo Conte.
Un Napoli senza Kvara ed oltre Kvara, insomma, può esistere, e questo prescindendo da bracci di ferro e guerre di logoramento che farebbero il gioco solo di chi non vuole il bene della società. E può esistere grazie innanzitutto al colpo sferrato da De Laurentiis con Antonio Conte, l’unico in questo momento capace di garantire alla squadra un appeal internazionale e delle ambizioni davvero importanti, nonostante l’assenza delle coppe europee.