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La potentissima prima pagina di Marca per Sarr vittima di razzismo in Serie C (sì avete capito bene)

In Italia le frasi di Abodi su Acerbi sono state nascoste. Sarr è stato espulso per aver reagito a uno spettatore che lo chiamava fottuto negro: «Non può essere punito»

La potentissima prima pagina di Marca per Sarr vittima di razzismo in Serie C (sì avete capito bene)

Cheikh Kane Sarr, prima, non lo conosceva nessuno. È un portiere senegalese del Rayo Majadahonda, serie C spagnola. Ha 23 anni. Ha reagito agli insulti razzisti del pubblico, durante una partita. In particolare di uno, un signore attempato che continuava, lì a pochi metri da lui, a dirgli che è “un fottuto negro”. Lui, Sarr, voleva chiarimenti: voleva sapere da quel signore “perché”. L’arbitro Francisco García Riesgo lo ha espulso. E allora i compagni di squadra hanno deciso di lasciare il campo costringendo il direttore di gara a sospendere definitivamente la partita. Sarr poi è stato intervistato in lungo e in largo, e in attesa che il giudice sportivo emetta la sua sentenza oggi Marca gli dedica la prima pagina. È una prima pagina potente, sul quotidiano sportivo più letto e popolare del Paese. Vista dall’Italia, dove la questione Acerbi mediaticamente è stata ad un certo punto sotterrata tanto da ridurre a trafiletti le dichiarazioni opposte del ministro dello Sport, Abodi, e del presidente della Federcalcio Gravina, fa un po’ specie. Ma tant’è.

Marca lancia una vera e propria campagna in difesa di Sarr. Ripetiamolo: non è Vinicius, è un giocatore di Serie C. “Non si tratta di chiedere condiscendenza alla Commissione – spiega il giornaleil punto è dimostrare in modo affidabile, esemplare, enfatico e senza esitazioni che la lotta al razzismo nel calcio (e per estensione in tutta la società) è una priorità, indiscutibile e non negoziabile”.

“Siamo di fronte all’occasione ideale per esprimere un messaggio chiaro e categorico: la lotta al razzismo e la tolleranza zero contro questa piaga vengono prima di tutto. Ed è nelle mani del giudice unico José Alberto Peláez sventolare quella bandiera – di cui saremmo orgogliosi – non sanzionando Cheikh Sarr, portiere del Rayo Majadahonda. Non c’è dubbio che il portiere senegalese abbia commesso delle infrazioni che, in condizioni normali, dovrebbero portare ad una punizione anche severa, ma la sua reazione è stata motivata da una situazione aberrante che non dovrebbe essere considerata normale. Sarr è stato oggetto di intollerabili insulti razzisti dagli spalti, che è ciò che deve essere attaccato e fermato. La vittima non può essere punita. Non perdiamo la concentrazione e l’onore”.

“Il momento è estremamente eccezionale e richiede decisioni eccezionali. Il nostro calcio, il nostro Paese, è sotto i riflettori globali a causa della catena di atti razzisti che stanno danneggiando la nostra immagine. Evidentemente si sta trasmettendo una percezione ingiusta, ma sbaglieremmo se non rimediassimo a questa macchia che alcuni senza cervello stanno generando e non fermassimo questa dannosa valanga. Non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti”.

“Al di sopra degli argomenti giuridici, dei regolamenti, c’è la condizione umana, la sensibilità verso un problema crescente e il desiderio di affrontare il problema alla radice. Questo deve essere indiscutibile. Dall’altra parte dell’insensibile Codice Disciplinare c’è una persona aggredita e insultata a causa del colore della sua pelle. Nel 21° secolo“.

“Fa arrossire immaginare lo scenario vergognoso e la notizia immorale che trasmetteremmo al pianeta se Sarr ricevesse una punizione. Potrebbe addirittura essere considerata una punizione razzista. Che qualsiasi difesa, qualsiasi circostanza sia applicata in virtù di eccezionalità, straordinarietà, forza maggiore, necessità imperativa, interesse pubblico, interesse generale, protezione del “Marchio Spagna” o anche dei diritti umani. Ma Sarr non può essere sanzionato”.

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