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Juan Jesus, avv. Chiacchio: «Sono sorpreso che nessun calciatore del Napoli sia intervenuto»

A Tmw Radio: «Mi sorprende anche che il brasiliano non sia stato assistito da alcun avvocato. Credo nella sua buona fede, ma ci sono state lacune».

Juan Jesus, avv. Chiacchio: «Sono sorpreso che nessun calciatore del Napoli sia intervenuto»
Db Milano 17/03/2024 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Nunes Jesus Juan Guilherme

L’avvocato Eduardo Chiacchio ha parlato ai microfoni di Tmw Radio della differenza tra il caso Acerbi-Juan Jesus e quello del 2021 del calciatore del Padova Santini:

«Il riscontro esterno nel caso Santini fu constatato perché il compagno di squadra del calciatore offeso dichiarò di aver sentito l’insulto razzista. Quindi con il conforto di questa testimonianza si giunse a una sentenza di condanna. Questo non si è verificato stavolta».

«Nel caso Jesus-Acerbi sono rimasto sorpreso però da due fattori. Il primo che Jesus non è stato assistito da alcun avvocato durante il proprio interrogatorio. In quella sede poteva citare compagni che avevano sentito l’offesa. E poi che nessun calciatore del Napoli sia intervenuto nelle varie situazioni, in primis quando il calciatore è stato chiamato dall’arbitro dopo l’epiteto razzista. E poi quando Acerbi ha chiesto scusa».

«Credo nella buona fede di Juan Jesus ma credo che qualche lacuna ci sia stata. Le sue parole non servivano da sole per la condanna? No, non è stato convincente. In questo caso Acerbi ha fatto una mossa vincente strategica. Non ha negato l’epiteto ma ha chiarito che era offensivo e non discriminatorio. E’ mancata la certezza dell’epiteto discriminatorio».

Della questione Acerbi-Juan Jesus ne ha parlato anche Teotino a Sky

«Vicenda che lascia molta amarezza per l’epilogo e per come si è arrivati a questo epilogo. La sentenza in sé in punta di diritto ha un suo senso e una sua logica giurisprudenziale. Resta la sensazione che nel calcio italiano il razzismo non sia combattuto con determinazione che sarebbe necessario. L’assoluzione per mancanza di prova lascia molti interrogativi irrisoluti. La motivazioni mi pare molto lacunosa in varie parte e soprattutto rovescia quelli che sono stati i principi fin qui seguiti dalla giustizia sportiva.

Ricordiamo il caso quasi identico in cui un giocatore del Padova squalificato sulla base della sola testimonianza della vittima. Leggo testualmente: “Il fatto contestato può essere ritenuto provato anche se il quadro probatorio può essere formato dalle sole dichiarazioni della persona offesa[…]”. Non so quale sia la sentenza più giusta, vorrei sapere però quando è stata determinata la svolta per cui l’accusa deve essere provata oltre ogni ragionevole dubbio. Perché finora non è stato cosi».

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