Altro che la condiscendenza italiana con Allegri: in Spagna vanno avanti da una settimana. Jabois: “Si lamentò con il mio capo, lui mi fece i complimenti”

E’ passata quasi una settimana dalla vittoria del Barcellona sul Napoli, e dalla conferenza stampa in cui Xavi ha provato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa prendendosela con i giornalisti che lo criticano sempre. Un suo mantra. E per tutta risposta, la stampa spagnola, non lo molla più. Un po’ quello che non sta succedendo in Italia dopo la tirata di Allegri a Sky: in Spagna a Xavi lo scanno metaforicamente scarnificando, un giorno dopo l’altro.
Oggi per esempio, dopo che il Barcellona ha battuto a Madrid l’Atletico per 3-0, El Paìs mette in pagina due editoriali: uno firmato da Ramon Besa – il giornalista con cui ce l’aveva Xavi – l’altro di Manuel Jabois, che in questi giorni aveva anche ricordato la consuetudine di Xavi nel lamentarsi personalmente degli articoli che non gli aggradano.
Besa resta molto più distante. Colpisce di fioretto quando scrive: “Anche se sono esperti nel percepire la sconfitta, i tifosi del Barcellona si entusiasmano facilmente anche per la vittoria. La vittoria contro il Napoli ha riempito di entusiasmo un club ultimamente abituato alla finzione e alla nostalgia. La vittoria europea per 3-1 di martedì scorso è stata una catarsi culé”. Ma “il successo della squadra contrasta con il comportamento di Xavi. L’allenatore non smette di gesticolare e finisce per essere espulso per la seconda volta. Xavi litiga con gli arbitri e si arrabbia in sala stampa perché nella sconfitta i giornalisti non accorgono dei progressi del suo Barça né prestano attenzione alla sua capacità di individuare il talento dei giovani”.
Più personale invece il pezzo di Jabois, che torna sulle sue rivelazioni a El Larguero. E spiega meglio: non è che Xavi avesse chiamato direttamente lui, no, “molto peggio. Se così fosse non lo avrei mai detto. Quelle chiamate sono cose che accadono tre volte a settimana nella mia professione. Una persona si offende o è contenta di qualcosa che scrivi, si mette in contatto con te e ti fa sapere. È elegante da parte loro comunicarlo educatamente ed elegante da parte tua presumere che ciò che si scrive abbia delle conseguenze. Ciò che non è stato elegante è stato quello che ha fatto Xavi quando ho pubblicato Xavi Technology nel 2018, un articolo che invecchia meravigliosamente: scrivere a un paio di colleghi e chiedere a quei colleghi di trasferire la loro rabbia sul mio caporedattore. Il direttore del Paìs mi chiamò per dirmi che l’articolo era bellissimo e che, quel giorno, era anche il più letto sul giornale”.
“La cosa – continua Jabois – non mi è sembrata né grave né rilevante, anzi non ne ho mai parlato in pubblico perché denunce del genere, con quelle stesse modalità, esistono tutti i giorni. Non ha né chiesto il mio licenziamento né voleva che l’articolo fosse ritirato. Era un giocatore, un altro, arrabbiato perché non è stato trattato come pensava dovesse essere trattato. E me ne sono dimenticato fino a quando” Xavi non ha fatto la tirata dopo il Napoli contro Besa: “Quella meschinità mi è sembrata familiare e mi sono ricordato, allora, di ciò che accadde sei anni fa con il mio articolo, dei suoi messaggi indignati e del suo concitato campanello d’allarme”.
“I problemi di Xavi con i media sono il prodotto del rapporto malsano che la stampa spagnola ha con la sua nazionale. La protezione dei loro simboli li porta a credere di non poter essere toccati. Xavi non si commuoveva da giocatore ed è naturale che sia sconcertato da allenatore”.