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La vedova Chenot: «Zidane confessò a mio marito: “Alla Juventus non mi passano il pallone”»

Al Corsera: «Fu lui a consigliarlo ad Agnelli che all’inizio se ne lamentava. Maradona arriva in sala da pranzo palleggiando con un’arancia»

La vedova Chenot: «Zidane confessò a mio marito: “Alla Juventus non mi passano il pallone”»
As Roma 11/08/2019 - amichevole/ Roma-Real Madrid / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Zinedine Zidane

La vedova Chenot: «Zidane confessò a mio marito: “Alla Juve non mi passano il pallone”»

Il Corriere della Sera intervista la vedova Chenot, Dominique, per 40 anni al fianco di suo marito Henri Chenot, l’inventore del detox, scomparso 4 anni fa.

Iniziarono ad arrivare le star: Luciano Pavarotti.

Chenot: «Passava con noi almeno due mesi all’anno e si faceva raggiungere dagli amici di Modena per giocare a carte. Lo sentivamo cantare dal bagno La donna è mobile. Piaceva molto alle donne, Lady D disse che era l’uomo più sexy del mondo e ne andava fiero. Era vanitoso: si portava dietro un tappo di Lambrusco bruciato che si passava tra i capelli e sulle sopracciglia per scurirle. Infatti girava con dei cuscini neri per dormire».

Il primo incontro di Big Luciano con Chenot.

«Per fargli capire che tutto il cibo che ingeriva lo intossicava, prese un vaso di vetro e cominciò a buttarci dentro pollo, pane, prosciutto, pasta e bicchieri di Lambrusco. Il mix era disgustoso e Pavarotti lo guardava atterrito».

Stava a stecchetto?

«La cosa che gli costava più fatica fare era rinunciare al cibo. La mattina mi chiamava e mi diceva: “amore cosa mi fai da mangiare?”. Una volta ordinò un brodo di porri, noi capimmo “polli”. Gli arrivarono dei polli orribili, lessati, senza pelle, grigiolini. Sbottò: “Cristo!” Era il suo intercalare quando perdeva la pazienza, con il pugno sul tavolo».

Maradona.

Chenot: «Il Palace si riempiva di giornalisti. Maradona era argentino, Henri catalano: si intendevano. Lo curava e per verificare che non avesse più problemi, lo nascondeva in macchina e lo portava a giocare con una squadra di gente del posto. Era gioioso: arrivava in sala da pranzo palleggiando con un’arancia».

Gianni Agnelli si faceva invece curare a domicilio.

«Henri partiva per Torino con un cuoco, una massaggiatrice e un medico. L’Avvocato aveva una venerazione per mio marito e amava guardare le partite con lui. Gli chiedeva consigli sui calciatori. Henri diceva: “perché chiedi a me, hai i consulenti migliori”. E lui: “perché hai visione”».

Un «raccomandato».

«Zinedine Zidane. Un mese dopo dall’ingaggio però l’Avvocato protestò: “mi hai dato un bidone”. Mio marito partì di nuovo per Torino e prese da parte Zidane. “Non mi passano la palla”, gli confessò. Gli fece da coach e lo rimise in piedi. Tre mesi dopo fu Henri a chiamare Agnelli: “Allora pensi sempre che ti ho dato un bidone?”»

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